di Paolo Pagliaro
Si decide nelle prossime ore il destino dell’accordo commerciale tra l’Unione europea e il Mercosur, l’organizzazione che raggruppa Brasile, Argentina, Uruguay, Paraguay, Bolivia e altri Paesi sudamericani, per un totale di 280 milioni di consumatori. Dice Confindustria che con la firma dell’accordo di libero scambio si creerebbe un potenziale aumento delle esportazioni europee di 50 miliardi con un vantaggio di 14 miliardi per l’Italia. Ribatte Coldiretti che l’accordo sarebbe una minaccia per la nostra agricoltura, con l’ingresso sul mercato di grandi quantità di prodotti sudamericani.
ll conflitto tra Confindustria e Coldiretti rappresenta in modo emblematico la pluralità – e spesso la contrapposizione – degli interessi economici italiani di fronte alla globalizzazione.
L’industria guarda al Mercosur come a un’opportunità strategica: l’abbattimento dei dazi e delle barriere non tariffarie promette nuovi sbocchi per la manifattura italiana, in particolare per meccanica, auto, chimica e beni strumentali. L’accordo è visto come uno strumento per rafforzare la nostra competitività. Dall’altro lato, Coldiretti interpreta il Mercosur come una minaccia . L’ingresso sul mercato europeo di carne bovina, pollame, zucchero, soia provenienti dal Sudamerica solleva timori legati alla concorrenza sui prezzi, agli standard sanitari e ambientali e alla tutela delle produzioni di qualità.
Mercati aperti contro protezionismo. Lo spirito del tempo fa pensare che prevarrà il secondo.
(© 9Colonne - citare la fonte)




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