In un'intervista rilasciata al Messaggero, Luigi Sergio Germani, direttore dell'Istituto Gino Germani ed esperto di Russia, lancia un monito sulla minaccia rappresentata dalle strategie del Cremlino, affermando che "la guerra ibrida di Putin è già iniziata e anche in Italia ci sono infiltrati e informatori". Germani spiega che ci troviamo di fronte a una guerra ombra caratterizzata da "attività di sabotaggio, incendi dolosi, attacchi alle infrastrutture, omicidi mirati di dissidenti in Europa" e sottolinea come questo conflitto, pur restando sotto la soglia della guerra aperta, possa essere distruttivo. Secondo l'esperto, dopo l'invasione dell'Ucraina del 2022, si assiste a un'escalation di metodologie sovversive dove "disinformazione, uso della leva migratoria, cyber attacchi sono strumenti usati da diversi anni ma che negli ultimi tre sono diventati più violenti", con il rischio concreto che una pace percepita come un premio all'aggressione russa possa peggiorare ulteriormente la situazione. Germani evidenzia un legame diretto tra il conflitto in Ucraina e queste operazioni in Europa, volte a "testare e trarre informazioni dalle reazioni europee", citando episodi gravissimi come i pacchi esplosivi che "potevano far saltare degli aerei". L'analisi si sposta poi sulla mentalità dell'élite russa che "vive la guerra come una condizione permanente" e nutre una visione paranoica di un Occidente che vorrebbe distruggerli, motivo per cui ci si deve aspettare "un'ulteriore escalation" in cui i servizi segreti russi non esitano a "reclutare delinquenti comuni su Telegram e impiegare organizzazioni criminali". Per quanto riguarda la penetrazione nel nostro continente, Germani conferma che, nonostante le espulsioni di funzionari nel 2022, "restano reti di informatori e agenti di influenza, anche italiani" che hanno infiltrato il mondo mediatico. L'Italia appare particolarmente vulnerabile poiché la guerra ibrida sfrutta le divisioni interne e "il movimento antagonista e le proteste violente contro Israele pongono interrogativi" su possibili appoggi russi coerenti con la logica della destabilizzazione. L'obiettivo finale non è l'invasione ma "creare il caos", una minaccia a cui si deve rispondere con una deterrenza più aggressiva, come proposto dal ministro Crosetto, per proteggersi da "attacchi ai sistemi di pagamento, alle banche, alle infrastrutture critiche" e dall'uso strumentale dell'immigrazione, ricordando che perfino in Italia "ci sono persone sotto scorta, minacciate direttamente dai russi". (17 dic - red)
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