Agenzia Giornalistica
direttore Paolo Pagliaro

Fotografia e non solo, a Roma ‘Trasfigurare l’apparire’

Mostre
Le grandi mostre in programma in Italia e quelle che hanno l'Italia, attraverso i suoi grandi artisti, come protagonista nel mondo. Lo "Speciale mostre" è un viaggio tra capolavori, opere d'avanguardia e sperimentali, pittura e scultura, memoria e identità, storia e filosofia, un tributo all'arte e ai suoi protagonisti e un modo per scoprire quanto di buono fanno le istituzioni nazionali e locali per il nostro patrimonio culturale e di creatività.

Fotografia e non solo, a Roma ‘Trasfigurare l’apparire’

MinimalARCH di Simona Ruggeri & Studio Federico Celletti nella propria sede in via Simone de Saint Bon 26 a Roma, ospitano fino al 29 marzo la doppia personale degli artisti Anna Melnikova e Luigi Conte, che si svolgerà nell’ambito delle iniziative del “Mese della Fotografia a Roma” - MFR19. A curare la mostra Simonetta Milazzo. In questa struttura professionale composita, vengono svolte attività di progettazione architettonica, direzione lavori, consulenza e perizie tecniche e, nel contempo, sono ospitate le opere di artisti – pittori, scultori e fotografi - che, grazie alla loro ricerca, possono suscitare nuovi stimoli, in uno scambio di esperienze e relazioni, da cui l’esercizio creativo sia messo alla prova e favorito.  La mostra, che può configurarsi quasi una sfida - quella degli artisti di riuscire a essere attraenti e convincenti prendendo le mosse da una tecnica ottocentesca - è stata fortemente voluta dagli architetti che, anche in questa occasione, mettono a disposizione il loro accogliente spazio di lavoro Con la doppia personale “Trasfigurare l’apparire”, gli autori mostrano il notturno e il solare; il reale che può farsi sogno. Attingono entrambi a tecniche fotografiche risalenti alla seconda metà dell’Ottocento, ma ne saggiano le spregiudicate applicazioni operando su temi differenti e con metodologie distinte, all’insegna di una ricerca comune e instancabile per ottenere immagini, che ogni volta si realizzano in un “tempo nuovo”. Gli artisti si avvalgono di più o meno consistenti apporti chimici; ma nelle loro opere emerge, con evidenza, la volontà di espandere il proprio linguaggio fotografico per approdare a esiti di grande fascinazione e dagli indiscutibili connotati pittorici. Le loro stampe si collocano oltre quella realtà, che comunemente ci si aspetta da uno scatto fotografico e assumono i connotati di una testimonianza di due interpreti visionari.

GLI ARTISTI Anna Melnikova si distingue per sperimentazioni approfondite, in cui non disdegna apporti digitali e interviene soprattutto in postproduzione. Mediante l’utilizzo di varie sostanze, prima fra tutte la gomma bicromatata applicata in fase di sviluppo/stampa, l’autrice conferisce, alle immagini delle sculture protagoniste delle sue passeggiate romane, spessore e mistero e ne evidenzia dettagli, che prendono il sopravvento e quasi sprigionano fantasie grottesche. Luigi Conte prescinde totalmente dall’apparecchio fotografico. Non ne fa uso, fa sua una sperimentazione totale: ogni immagine è unica e irripetibile. Chiede al sole, che si trattiene a lungo sulla carta sensibile, l’apporto di luce e calore; così i fiori e le essenze naturali, armonicamente composti, delicati nelle loro trasparenze, si imprimono su di essa e le sue lumenprints conquistano un accentuato valore estetico.  (PO / red)

A CAPODIMONTE SI APRONO I DEPOSITI

Nonostante la vastità dello spazio espositivo – 15mila mq organizzati in 126 sale - anche il Museo di Capodimonte conserva parte della sua collezione in cinque depositi medi e grandi che conservano opere di ogni tipo, importanti, con attribuzione incerta, in condizioni conservative precarie. La mostra “Depositi di Capodimonte. Storie ancora da scrivere” (fino al 15 maggio), organizzata insieme ad Electa, espone 1220 opere tra dipinti, statue, arazzi, porcellane, armi ed oggetti di arti decorative provenienti unicamente dai cinque depositi di Capodimonte - Palazzotto, Deposito 131, Deposito 85, Farnesiano e Gabinetto dei Disegni e delle Stampe - per raccontarne il ruolo e la storia tra scelte imposte dai dettami del gusto, dalla natura della collezione del museo o dallo stato conservativo delle opere. E’ il secondo capitolo di una trilogia di esposizioni che propone il museo come luogo di libertà e creatività. E’ stato infatti preceduto dalla mostra Carta Bianca. Capodimonte Imaginaire (conclusa a novembre), che ha coinvolto dieci personalità col compito di reinterpretare le collezioni del Museo attraverso la propria visione personale e sarà seguito da “C’era una volta. Storia di una grande bellezza” (15 giugno - 15 aprile 2020): 150 personaggi delle grandi opere musicali del secolo d’oro napoletano incontreranno, nelle 19 sale dell’appartamento reale di Capodimonte, la collezione di arti decorative del Museo (oltre 1000 oggetti), con particolare accento sulle porcellane, e l’alto artigianato sartoriale delle grandi produzioni del Teatro di San Carlo.

MONZA: L’”ALCHIMISTA” ANDY WARHOL

Fino al 28 aprile si tiene la mostra “Andy Warhol. L’alchimista degli anni Sessanta” che presenta 140 opere del padre della Pop Art, in grado di ripercorrere il suo universo creativo, attraverso le icone più riconoscibili della sua arte, dalle serie dedicate a Jackie e John Kennedy a quelle consacrate al mito di Marilyn Monroe, dalla osservazione critica della società contemporanea, attraverso la riproduzione seriale di oggetti della quotidianità consumista, all’analisi dei altri aspetti come la musica o la rivoluzione sessuale.

BOLOGNA: IL “RITRATTO DI SIGNORA” DI HOGARTH

Un celebre protagonista della pittura europea del Settecento arriva per la prima volta a Bologna: si tratta del pittore e incisore inglese William Hogarth, di cui il Museo Davia Bargellini espone, fino al 28 aprile, il dipinto “Ritratto di Signora in abito bianco e orecchini di perle”, proveniente dal Museo di Belle Arti di Gand, in Belgio. L'eccezionale opportunità espositiva si inserisce nell'ambito della rassegna “Ospiti inattesi” promossa fin dal 1996 dai Musei Civici d'Arte Antica come attività di valorizzazione del patrimonio e sviluppo delle relazioni scientifiche con istituzioni museali, attraverso lo scambio di opere attivato in occasione di prestiti per esposizioni temporanee. Realizzato intorno al 1740, il Ritratto appartiene agli anni in cui Hogarth, dedicandosi al genere pittorico fra i più apprezzati dalla committenza inglese (la ritrattistica), sperimenta soluzioni innovative nell'intento di incontrare il favore dei suoi clienti, per lo più personaggi provenienti dalla classe borghese dei mercanti, dei professionisti, degli ecclesiastici. Piuttosto rari, i ritratti di William Hogarth sono oggi per lo più raccolti in musei britannici o americani; un solo ritratto è conservato al Museo del Louvre e uno all'Alte Pinakothek di Monaco di Baviera. Pochi altri musei europei possiedono suoi ritratti e tra questi il Museo di Belle Arti di Gand, dove il Ritratto pervenne nel 1911, come dono degli Amici del Museo, la potente associazione filantropica che determinò la qualità e la varietà delle collezioni d’arte della città fiamminga.

SIENA: LE DONNE-SCULTURA DI INGLESI

È un universo femminile denso di inquietudine, ribellione, denuncia e riscatto, quello che fino all’8 maggio, viene raccontato da un singolare percorso che si snoda nel centro storico della città del Palio, e che propone al pubblico circa 40 opere dello scultore senese. Un’esposizione itinerante, “Donna in cammino”, mostra a cielo aperto dedicata alle sculture di Alberto Inglesi che, fino all’8 maggio, dalla Basilica di San Domenico attraversa via Banchi di Sopra, risale via di Città e culmina in Piazza del Duomo, mettendo in dialogo l’opera di Inglesi con alcuni luoghi meno noti di una città che da sempre si lega a “topos” iconografici femminili a partire da quella dedica che la vuole “Civitas Virginis”. In questo senso “Donna in cammino” è una mostra che impone un confronto proficuo tra antico e contemporaneo su un tema eterno. Un confronto fatto di linguaggi e luoghi che si intrecciano e si esplicitano. Le donne di Alberto Inglesi raccontano i più diversi aspetti del sentire femminile: le loro masse corporee occupano uno spazio fisico fatto di gesti, fatica, attese ma evocano una realtà archetipica, guardano l’infinito, aspirano all’eterno. Sono donne contemporanee e primordiali al contempo, portano con loro il silenzio dell’attesa, la forza dell’azione, la necessità della trasformazione, la potenza del saper resistere, il tutto della creazione. Si offrono allo spettatore vere, nella loro più intima interiorità: le forme di cui si vestono suggeriscono storie antiche eppure sempre nuove, offrono una porta per la comprensione. Particolare attenzione merita poi l’uso dei materiali con cui Inglesi realizza le sue sculture: dal legno al bronzo, dal ferro alle resine, con grande maestria l’artista è alla continua ricerca di dare forma all’ineffabile, all’animus. Il risultato è la sospensione di ogni definizione pur nella concretezza della materia, nella capacità di essere qui e ora ma anche altrove, in un luogo fatto di infinito.

PAVIA: NELLE MANI DI VIVIAN MAIER

Fino al 5 maggio le Scuderie del Castello Visconteo di Pavia rendono omaggio a Vivian Maier, singolare e affascinante figura di artista, recentemente ritrovata e definita una delle massime esponenti della cosiddetta street photography. Con uno spirito curioso e una particolare attenzione ai dettagli, Maier – nella mostra “Nelle sue mani”, che propone cento fotografie in bianco e nero e a colori, oltre che pellicole super 8 mm - ritrae le strade di New York e Chicago, i suoi abitanti, i bambini, gli animali, gli oggetti abbandonati, i graffiti, i giornali e tutto ciò che le scorre davanti agli occhi. Il suo lavoro mostra il bisogno di salvare la “realtà” delle cose trovate nei bidoni della spazzatura o buttate sul marciapiede. Pur lavorando nei quartieri borghesi, dai suoi scatti emerge un certo fascino verso ciò che è lasciato da parte, essere umano o no, e un’affinità emotiva nei confronti di chi lotta per rimanere a galla. Alle Scuderie non mancano i celebri autoritratti in cui il suo sguardo severo riflette negli specchi, nelle vetrine e la sua lunga ombra invade l’obiettivo quasi come se volesse finalmente presentarsi al pubblico che non ha mai voluto o potuto incontrare.

MILANO: LA COLLEZIONE DI FONDAZIONE FIERA

La collezione d’arte di Fondazione Fiera Milano fa il suo debutto alle Gallerie d’Italia con la mostra “Prospettiva Arte Contemporanea. La Collezione di Fondazione Fiera Milano”. Organizzata in collaborazione con Intesa Sanpaolo, l’esposizione, fino al 7 maggio, presenta per la prima volta al pubblico le opere acquisite dal 2012 da Fondazione Fiera Milano nell’ambito di Miart, la fiera internazionale di arte moderna e contemporanea. Le 43 opere in esposizione sono state selezionate da Fondazione Fiera – tra le 82 che compongono la sua collezione – per restituire uno spaccato della ricerca contemporanea internazionale attraverso il lavoro di artisti attivi dalla seconda metà del Novecento fino ai giorni nostri. Il progetto allestitivo, a cura dell’architetto Andrea Anastasio, si snoda come all’interno di una domus immaginaria: un susseguirsi di stanze e rientranze che rivelano e, al tempo stesso, proteggono le opere. Michele Coppola, direttore Centrale Arte, Cultura e Beni Storici di Intesa Sanpaolo, afferma: “Da alcuni anni le Gallerie d’Italia dedicano la propria Sala delle Colonne ad esposizioni di arte contemporanea in dialogo con le nostre raccolte del Novecento” e “ancora una volta, la nostra Banca si dimostra profondamente coinvolta nella vita artistica della città e concretamente impegnata, in stretta sinergia con musei e istituzioni, ad arricchirne l’offerta culturale”.

(© 9Colonne - citare la fonte)