Agenzia Giornalistica
direttore Paolo Pagliaro

'Specchi angelici'
nel Parco Nazionale
d'Abruzzo

Mostre
Le grandi mostre in programma in Italia e quelle che hanno l'Italia, attraverso i suoi grandi artisti, come protagonista nel mondo. Lo "Speciale mostre" è un viaggio tra capolavori, opere d'avanguardia e sperimentali, pittura e scultura, memoria e identità, storia e filosofia, un tributo all'arte e ai suoi protagonisti e un modo per scoprire quanto di buono fanno le istituzioni nazionali e locali per il nostro patrimonio culturale e di creatività.

'Specchi angelici' <br>nel Parco Nazionale <br>d'Abruzzo

“Arteparco”, progetto che nasce con la volontà di portare l’arte contemporanea all’interno del Parco Nazionale d’Abruzzo, Lazio e Molise, presenta una installazione site-specific di Matteo Fato. Il 40enne artista abruzzese porta nell’incantevole paesaggio del Parco (i sentieri C1 e C2 a Pescasseroli) tre riproduzioni di un cavalletto antico da pittore, realizzate in legno naturale, in cui il paesaggio e la natura incantevole del Parco diventano la tela dell’artista. L’opera intitolata “Specchi angelici” rappresenta la visione poetica di Fato del ruolo del pittore nei confronti della Natura, da sempre soggetto privilegiato dell’arte. Ogni paesaggio, scorcio o scenario passa attraverso il filtro dell’artista che lo reinterpreta secondo il proprio codice stilistico. Fato si confronta con uno dei luoghi naturalistici più antichi e suggestivi d’Italia: le Foreste Vetuste del Parco, riconosciute Patrimonio dell’Unesco nel 2017. Il paesaggio incantato delle montagne diventa parte integrante dell’opera stessa che, realizzata interamente in legno, si fonde con la natura circostante. Distintive dei dipinti di Fato sono le strutture in legno che racchiudono e circondano la maggior parte delle sue opere più recenti. L’iniziativa è realizzata da Parco1923, con il supporto di Bmw Italia e Sky Arte.

PIETRASANTA, GLI ABBRACCI DI PINO DEODATO
La Galleria Susanna Orlando di Pietrasanta presenta, fino al 18 agosto, l’istallazione di Pino Deodato “La cura in una stanza”. Una mostra nata dall’esigenza di creare un luogo carico di tensione magica, dove chi entra viene immediatamente avvolto dai colori e affascinato dalle lenzuola, dalle terracotte e dalle mura anch’esse dipinte, dove i soggetti, quasi tutti abbracci, si alternano a superfici ricamate. L’artista ha voluto evidenziare l’importanza del “sostegno”, umano e poetico, necessario per vivere in una comunità dove, al contrario, troppo spesso oggi non si ha l’occasione di soffermarsi su questi aspetti: la tipica figura maschile delle opere di Deodato infatti non è mai sola, ma sempre tesa a “sostenere”, qualcuno o qualcosa, e sempre pronta ad accogliere l’altro, che può arrivare in qualsiasi momento e da qualsiasi parte. Per questo tema speciale e proprio nell’ottica di sottolineare l’importanza del “sostegno”, l’artista e la gallerista hanno optato per una curatela diversa da quella usata fino a oggi, coinvolgendo Fondazione Telethon, charity biomedica che dal 1990 lavora ogni giorno per dare risposte concrete a chi lotta contro una malattia genetica rara.

MODENA: OMAGGIO A FIORUCCI
Elio Fiorucci, una delle personalità più geniali della moda italiana, è protagonista di un omaggio che la Fondazione Modena Arti Visive gli dedica fino al 25 agosto. L’esposizione “Pop Therapy. Lo spirito rivoluzionario delle figurine Fiorucci”, allestita all’interno del Museo della Figurina a Modena, indaga il fenomeno ‘Fiorucci’ attraverso l'album di figurine Fiorucci Stickers, compendio della storia grafica della ditta, edito nel 1984 dalla Panini e altamente innovativo rispetto alle altre produzioni della casa editrice modenese che riscosse uno straordinario successo con oltre 25 milioni di bustine vendute, pari a 105 milioni di figurine. Il percorso espositivo rispetta la divisione tematica dell’album, con la sezione Fiorucci Story, con le immagini più iconiche del marchio, dai celebri candidi angioletti elaborati dal grafico Italo Lupi nel 1970, alle sfrontate e provocanti campagne pubblicitarie incentrate sul corpo femminile, seguita da quella popolata da avveniristici dischi volanti, circuiti, robot, videogames, quindi da quella in cui spiccano sensuali pin up, e altre incentrate sulla celebrazione del costume da bagno, del ballo e dell’amore.

PARMA: IL RACCONTO DEL 1968
Allo CSAC – Centro Studi e Archivio della Comunicazione dell’Università di Parma, che ha sede nella Abbazia di Valserena, fino al 4 agosto, la mostra “1968. Un Anno” si concentra, attraverso un taglio rigorosamente sincronico, su un anno chiave della storia del Novecento, restituito attraverso un’indagine all’interno dell’archivio dello CSAC, il cui primo nucleo nasce proprio nel 1968 e che oggi, a 50 anni di distanza, vanta una raccolta di oltre 12 milioni di materiali originali nell’ambito della comunicazione visiva e della ricerca artistica e progettuale italiana a partire dai primi decenni del XX secolo. Attraverso idee, utopie, opere, progetti e oggetti datati o correlati all'anno 1968, individuati all’interno dei diversi fondi conservati allo CSAC, questa mostra vuole far emergere le trasformazioni nel sistema della comunicazione, i mutamenti socio-antropologici (i nuovi miti e i nuovi riti), e una nuova riflessione sul corpo e sull’ambiente, che esplosero in quell’anno. Ambiti e linguaggi differenti sono così affiancati per affrontare le contaminazioni e la coesistenza di differenti culture. L’ossatura della mostra all’interno del suggestivo spazio della Chiesa abbaziale di Valserena è costituita da una lunga timeline, composta da oggetti, immagini e cronache, affiancata da una sequenza di approfondimenti dedicati alla trasformazione del sistema delle immagini e delle differenti scale del progetto degli spazi e del territorio. Emilio Vedova, Mario Schifano, Giosetta Fioroni, Mario Ceroli, Concetto Pozzati, Claudio Verna, Aldo Borgonzoni, Fabrizio Plessi, Rafael Canogar e William Xerra sono alcuni dei protagonisti di quella ricerca artistica che nel 1968 costituisce un punto di riferimento fondamentale per altri progetti legati all’immagine: come i reportage e le sperimentazioni fotografiche di Uliano Lucas, Nino Migliori, Mario Cresci, Carla Cerati, Ugo Mulas, a confronto con la cronaca registrata dalla agenzia Publifoto Roma; oppure le differenti strade del progetto grafico, pubblicitario e editoriale, che vede proprio nel 1968 la nascita del nuovo font Forma per la fonderia Nebiolo da parte di Aldo Novarese affiancato da un team composto da Franco Grignani, Giancarlo Iliprandi, Bruno Munari, Ilio Negri, TillNeuburg, Luigi Oriani e Pino Tovaglia; o ancora l’esplosione della cultura beat e underground, con il progetto di Ettore Sottsass per la rivista “Pianeta Fresco”.

SPILIMBERGO, FOTOGRAFIE LATINO AMERICANE
A Palazzo Tadea a Spilimbergo, fino al 18 agosto, il fotografo argentino Martín Weber presenterà la sua “Mapa de Sueños Latinoamericanos”, un originalissimo, toccante, poetico viaggio attraverso desideri e speranze di centinaia di persone incontrate in America Latina che su una piccola lavagna nera hanno scritto il proprio desiderio o sogno irrealizzato. Ne è nato un percorso fotografico che esplora le condizioni di vita dei soggetti ritratti nei loro contesti personali, politici, sociali e storici e spesso rivela l’impatto che le politiche governative hanno avuto, e ancora hanno, sugli individui.

(© 9Colonne - citare la fonte)