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direttore Paolo Pagliaro

“Donne. Corpo e immagine tra simbolo e rivoluzione”

Mostre
Le grandi mostre in programma in Italia e quelle che hanno l'Italia, attraverso i suoi grandi artisti, come protagonista nel mondo. Lo "Speciale mostre" è un viaggio tra capolavori, opere d'avanguardia e sperimentali, pittura e scultura, memoria e identità, storia e filosofia, un tributo all'arte e ai suoi protagonisti e un modo per scoprire quanto di buono fanno le istituzioni nazionali e locali per il nostro patrimonio culturale e di creatività.

Ph. Galleria d’Arte Moderna


Alla Galleria d’Arte Moderna, “Donne. Corpo e immagine tra simbolo e rivoluzione” offre, fino al 13 ottobre, una riflessione sulla figura femminile attraverso artisti che hanno rappresentato e celebrato le donne nelle diverse correnti artistiche e temperie culturali tra fine Ottocento, lungo tutto il Novecento e fino ai giorni nostri. Circa 100 opere, tra dipinti, sculture, grafica e fotografia, di cui alcune mai esposte prima o non esposte da lungo tempo, provenienti dalle collezioni d’arte contemporanea capitoline - Galleria d’Arte Moderna e MACRO - a documentazione di come l’universo femminile sia stato sempre oggetto prediletto dell’attenzione artistica, da oggetto da ammirare, in veste di angelo o di tentatrice, a soggetto misterioso che s’interroga sulla propria identità fino alla nuova immagine nata dalla contestazione degli anni sessanta. Il percorso espositivo è accompagnato da materiale documentario, videoinstallazioni, documenti fotografici e filmici, provenienti dalla Cineteca di Bologna e dall’Archivio dell’Istituto Luce-Cinecittà che ne hanno curato la realizzazione, tratti da opere cinematografiche e cinegiornali, oltre che da video di performance e film d’artista. Nella serie dei ritratti esposti al secondo piano della mostra spicca, tra gli altri, il volto di Elisa, la moglie di Giacomo Balla, ritratta mentre si volta per guardare qualcosa o qualcuno dietro di sé. Il valore iconico dell’immagine è racchiuso nello sguardo che muta lo stupore in seduzione e curiosità trasformando il ritratto della giovane donna da oggetto da ammirare a soggetto misterioso. In una sala della mostra è proiettato il film, prodotto dall’Istituto Luce, Bellissima (2004) di Giovanna Gagliardi che attraverso documenti storici dell'Archivio Luce, spezzoni di film, canzoni popolari e interviste racconta per immagini il cammino delle donne nel Ventesimo secolo. L’ultima sezione della mostra, dedicata alle dinamiche e le relazioni tra gli sviluppi dell’arte contemporanea, l’emancipazione femminile e le lotte femministe, presenta materiale documentario proveniente da ARCHIVIA – Archivi Biblioteche Centri Documentazione delle Donne - e testimonianze di performance e film d’artista di alcune protagoniste di quella stagione fondamentale provenienti da collezioni private, importanti musei e istituzioni pubbliche (Museo di Roma in Trastevere; Centro Sperimentale di Cinematografia - Cineteca Nazionale; Galleria Civica d'Arte Moderna Torino; MAMbo - Museo d'Arte Moderna di Bologna; MART – Museo di Arte Moderna e Contemporanea di Trento e Rovereto - Archivio Tullia Denza).

La mostra dedica poi cinque omaggi a importanti artiste contemporanee. Dopo Maria Lai, Titina Maselli e Marina Abramović, il focus è ora dedicato a Carla Accardi presente, fino all’1 settembre, con una serie di opere dei decenni Settanta e Novanta mentre, dal 3 settembre al 13 ottobre, a chiusura del ciclo, Mirella Bentivoglio sarà presente con l’opera “Lapide a Hravat” (1995-’98), un’installazione di grande impatto visivo ricomposta e riallestita dopo molti decenni appositamente per tale occasione. Inoltre, nel chiostro giardino della Galleria d’Arte Moderna, si ammira Wechselspiel, installazioni di Paolo Bielli e Susanne Kessler, un doppio percorso, fisico e ironico, in cui i concetti di uomo/donna, maschio/femmina, ma anche ombra/luce, rivelano il loro doppio mettendosi direttamente in collegamento con le sculture esposte nel Chiostro delle sculture della Galleria.

ROMA: VETRI E CERAMICHE PREGIATI

Alla Casina delle Civette di Villa Torlonia, fino al 15 settembre, la mostra “La fratelli Toso: i vetri storici dal 1930 al 1980” racconta la storia della vetreria artistica della Fratelli Toso a partire dal 1930, l’anno più importante per la ricerca della manifattura, fino al 1980, epoca in cui ha cessato la propria attività. Esposte più di 50 opere in vetro, tutti pezzi unici e rari provenienti direttamente dalla loro collezione. La mostra è organizzata da Il Mondo del Vetro, società che da più di 20 anni si occupa di vetro storico muranese, in collaborazione con Caterina Toso, attuale proprietaria della collezione privata Fratelli Toso e del relativo archivio. Una parte della mostra è dedicata all’approfondimento della murrina, tecnica molto utilizzata dai Fratelli Toso e da loro rivoluzionata, tanto da guadagnarsi il nome di “murrinari”. Nella stessa sede, fino al 29 settembre si ammira anche la personale di Clara Garesio “Mirabilia e Naturalia. Ceramiche e carte” che propone una selezione di opere fittili della storica ceramista di formazione faentina, tutti esemplari unici appartenenti alla più recente produzione dell’artista, con alcune opere inedite e installazioni site specific concepite per gli spazi del museo. Nella mostra, alle terrecotte dipinte con smalti e alle porcellane decorate a terzo fuoco sono affiancate per la prima volta opere di pittura e disegno eseguite su carta di Amalfi e concepite come bozzetti preparatori per le creazioni ceramiche o come elaborati autonomi o libri d’artista, così da ricreare, di concerto con i preziosi arredi della Casina delle Civette, l’atmosfera di un suggestivo cabinet de curiosité.

ROMA: INDAGANDO I VOLTI ANTICHI

“Volti di Roma alla Centrale Montemartini. Fotografie di Luigi Spina” presenta, fino al 22 settembre nell’ex stabilimento industriale romano, immagini fotografiche di Luigi Spina che ritraggono 37 volti antichi in marmo o travertino, significativi esempi delle collezioni capitoline alla Centrale Montemartini. Si tratta di ritratti di epoca repubblicana e imperiale, che raffigurano personaggi la cui identità ci è nota, ma anche volti di sconosciuti, oltre ad alcune teste ideali, copie romane da originali greci. Ponendosi per lunghe silenziose giornate davanti ai volti antichi, Luigi Spina li ha svelati, li ha profondamente compresi attraverso il mezzo che gli è più congeniale. La fine ricerca fotografica di Luigi Spina ha portato alla realizzazione di immagini che, cogliendo vari e originali aspetti dei volti scolpiti, suggeriscono particolari e dettagli non sempre facilmente individuabili a una prima osservazione. I visitatori sono così invitati a intraprendere un nuovo originale percorso di visita, un vero e proprio viaggio che è vera scoperta della contemporaneità espressa dai tratti fisiognomici delle antiche sculture, proposte in tutta la loro vibrante umanità ed espressività. Le 60 fotografie in bianco e nero - collocate in prossimità dei soggetti che ritraggono - sono state realizzate da Spina con banco ottico, tecnica già utilizzata dall’autore con risultati di alto livello, e da lui personalmente stampate a mano.

MATERA: TUTTI I PANI DEL MONDO

Allestita negli ipogei della Fondazione Sassi a Matera, “Tutti i pani del mondo” presenta, fino al 20 settembre, le opere/pane di 45 artisti internazionali. Sculture, installazioni, pitture astratte e figurative, fotografie e video interpretano e raccontano uno tra i più straordinari soggetti rappresentativi della società umana e delle sue infinite e diverse culture, un simbolo non solo della storia ma di una perenne contemporaneità: il pane. Le opere/pane sono state realizzate da artisti africani, asiatici e europei quale mostra simbolo del Festival La Terra del pane, un progetto di Matera Capitale Europea della Cultura 2019, che la Fondazione Sassi realizza in coproduzione con la Fondazione Matera-Basilicata 2019.,“Nei primi quindici giorni di apertura al pubblico, sono oltre mille i visitatori che hanno raggiunto la Fondazione Sassi, nel cuore del Sasso Barisano, per ammirare le opere esposte” afferma il presidente della Fondazione Sassi di Matera, Vincenzo Santochirico.

SIRACUSA: DA RODIN A GIACOMETTI

L’ex Convento di S. Francesco d’Assisi di Siracusa ospita la mostra “Ciclopica: la grande scultura internazionale Da Rodin a Giacometti” - una delle più importanti e ricche mostre di scultura mai arrivate in Sicilia - che offre, con circa cento opere esposte, una grande panoramica attraverso quasi due secoli, dalla fine dell’800 ai giorni nostri. Il percorso espositivo, fino al 30 ottobre, prende il via con tre esempi che racchiudono le linee guida di “Ciclopica”: una testa di Buddha in pietra del XVI secolo proveniente dalla Cina, una scultura ellenistica e un gruppo di antiche sculture africane utilizzate come maschere rituali. Questo a simboleggiare le tre direzioni della cultura internazionale, cioè Africa, Asia ed Europa. Oltre ad un percorso di tipo geografico, con artisti provenienti da ogni parte del mondo, dagli Stati Uniti alla Cina, dal sud est asiatico all’Africa, dall’Europa al Canada per finire al Sud America, l’esposizione ha tra le sue peculiarità l’obiettivo di rappresentare la varietà dei materiali utilizzati dagli artisti. Infatti, oltre ai tradizionali materiali, quali il marmo e il bronzo, vi sono materiali inconsueti, come ad esempio la carta, la terracotta, il poliuretano, la plastica, la vetroresina e molti altri materiali, a significare la ricchezza dell’ispirazione artistica dell’arte contemporanea e delle innumerevoli possibilità che oggi sono offerte agli artisti del nostro tempo.

A questi aspetti didattici, si aggiunge l’elenco dei maestri presenti in mostra che è lunghissimo e comprende quasi tutti i grandi da Rodin, qui presente con un bozzetto dei “Borghesi di Calais”, proveniente dai musei francesi, sino a due straordinari capolavori di Alberto Giacometti, passando per Marino Marini, Mimmo Paladino, Arman, Pablo Picasso, Asger Jorn, Luigi Mainolfi, Henry Moore e molti, molti altri. Il panorama delle opere, spazia da opere monumentali, come quelle di Sebastián il più grande scultore messicano vivente, erede della monumentalità di Diego Rivera sino a opere da camera, come le teste dei Guerrieri di Xi’an, rivisitate dalla grande artista cinese Zhang Hong Mei, ormai un must internazionale, contesa com’è dai collezionisti di mezzo mondo. Sino ad opere di artisti, ingiustamente, caduti nell’oblio, come il capolavoro di Mario Giansone, scultore poco noto al grande pubblico, ma che vantava tra i suoi affezionati collezionisti, personalità come Umberto e Gianni Agnelli, che arredano il palazzo della SAI con le sue opere. Personaggio singolare, rifiutò l’invito alla Biennale di Venezia e la donazione di una sua opera a Peggy Guggenheim, che lo desiderava in collezione. A Siracusa è presente con un’opera capolavoro come “La Pietra dell’Amore”. Le riscoperte, sono molte, come quella di Franco Garelli, uno dei protagonisti della scultura italiana degli anni sessanta, affiancato a personalità come Arnaldo Pomodoro, Floriano Bodini, Giuseppe Maraniello, Giuliano Vangi, Ivan Theimer, Igor Mitoraj, Piero Gilardi, Stefano Arienti, Rabarama, Pietro Cascella, Umberto Mastroianni, Michelangelo Galliani, solo per citarne alcuni.

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