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direttore Paolo Pagliaro

Catania ospita ‘Leonardo Da Vinci -
I volti di un genio’

Mostre
Le grandi mostre in programma in Italia e quelle che hanno l'Italia, attraverso i suoi grandi artisti, come protagonista nel mondo. Lo "Speciale mostre" è un viaggio tra capolavori, opere d'avanguardia e sperimentali, pittura e scultura, memoria e identità, storia e filosofia, un tributo all'arte e ai suoi protagonisti e un modo per scoprire quanto di buono fanno le istituzioni nazionali e locali per il nostro patrimonio culturale e di creatività.

Catania ospita ‘Leonardo Da Vinci - <br> I volti di un genio’

CATANIA: LEONARDO INTERATTIVO

Il Palazzo Valle di Catania ospita, fino al 24 novembre, “Leonardo Da Vinci - I volti di un genio”. Installazioni audiovisive, ricostruzioni realistiche, applicazioni di realtà mista e aumentata, infografica, repliche dei manoscritti di Leonardo e sorprendenti applicazioni tecnologiche accompagnano i visitatori alla scoperta del genio toscano. L’esposizione, prodotto da Sicilia Musei, Italia Museo, Iniciativas Y Exposiciones, con il patrocinio dell'ambasciata d'Italia Madrid e la collaborazione di Leonardo DNA Project. è suddivisa in cinque aree tematiche. Nello spazio “Il Rinascimento di Leonardo” si percorre, insieme alla musica del violinista Ara Malikian, un viaggio attraverso la vita e l'opera del genio, nascosto dietro i ritratti di coloro che lo hanno accompagnato. Quei volti fissi nel tempo ci permettono di sognare le sue virtù o miserie. In “Un’eredita universale” Francesco Melzi, responsabile della raccolta di migliaia di pagine annotate e schizzi lasciati da Leonardo alla sua morte,  accompagna in un tour tra codici e manoscritti. Esposte alcune riproduzioni, insieme a ricostruzioni fisiche e virtuali di alcune delle invenzioni progettate dal maestro, molte delle quali sarebbero state reinventate secoli dopo. Un sezione è dedicata a “L’ultima cena” con un’installazione audiovisiva dedicata al capolavoro. “Lo specchio dell’anima” è un altro spazio suggestivo in cui i visitatori trovano gran parte del lavoro di Leonardo sulle proporzioni dell’essere umano che ha finito per utilizzare in molte delle sue creazioni, inclusa la sua rappresentazione dell’Uomo vitruviano, accanto al vasto e meticoloso studio dell’anatomia che ha realizzato per scopi artistici e scientifici. Sul retro della sala, i visitatori possono partecipare a un'installazione a realtà aumentata sorprendente esplorando i possibili volti di Leonardo e si conclude con la “rivelazione” della Tavola Lucana. (red)

SIENA: IL PAVIMENTO DEL DUOMO DI SIENA

Fino al 27 ottobre, la cattedrale di Siena scopre il suo magnifico pavimento a commesso marmoreo, frutto di 500 anni di espressione artistica, un viaggio simbolico alla ricerca dei più alti valori dello spirito umano. “Come in cielo, così in terra. dalla porta alla città del cielo al pavimento” il titolo di un suggestivo percorso che ssi svolge dalla sommità della cattedrale e dal facciatone del Duomo Nuovo fino alle tarsie marmoree. Dal Museo dell’Opera, con la salita alla “città del cielo”, dall’alto muro, è possibile non solo leggere i monumenti senesi più significativi, ma anche “vedere un nuovo cielo e una nuova terra” (Apocalisse 21,1). Attraverso l’ascesa alla “porta del cielo” i visitatori sembrano muoversi lungo la scala apparsa in sogno a Giacobbe, la cui cima raggiungeva il cielo e gli angeli di Dio salivano e scendevano. Ma ‘porta del cielo’, secondo le litanie lauretane, è anche Maria, la quale come madre di Cristo e dell'umanità, concorre alla sua salvezza eterna in cielo. E quindi il percorso dall’alto permette di comprendere meglio la dedicazione del duomo di Siena all’assunzione della Madonna e il forte legame che i cittadini senesi hanno da secoli con la loro patrona. (red)

ROMA: LUIGI BOLLE, LA SCRITTURA DEL SILENZIO

 Una panoramica di più di ottanta opere che raccontano il percorso artistico di Luigi Bolle dal 1958 al 2015, fino al 3 novembre, al Casino dei Principi di Villa Torlonia, a Roma, nella mostra “ Luoghi di luce, scrittura del silenzio”. Elemento distintivo della ricerca artistica del maestro, considerato uno dei grandi protagonisti dell’Informale, è il segno che, nel corso dei decenni, è stato oggetto di una continua evoluzione. Dopo il diploma di pittura all’Accademia di Belle Arti e la laurea in Architettura a Roma, nel 1950 Boille si trasferisce a Parigi, dove entra in contatto con l’École de Paris. Sono gli anni in cui lavora le sue tele con la trementina, infiammandole con il gas, controllando colore ed effetti di superficie. Le opere della fine degli anni ’50 sono quelle in cui il colore si espande creando forti tensioni tra zone d’ombra e zone dominate dal colore. Non mancano i dipinti degli anni Sessanrta, anni della mostra al Guggenheim Museum con Fontana, Capogrossi e Castellani. Una sala è dedicata al giallo, colore spesso utilizzato dall’artista, in cui vibrazioni e segni sottili rendono ancora più intensa la luminosità. Poi le opere degli anni ’70/’80 dove il segno si intensifica su una vasta gamma di colori, un segno sottile, quasi rarefatto in un continuum che invade la tela senza limiti, e contemporaneamente le centralità e le tracce di luce, in cui il segno emerge in rilievo come materia. Infine, anni 1992- 2015, la ricerca di equilibrio compositivo e raffinamento pittorico degli ultimi decenni, il segno rarefatto in uno spazio indeterminato che vibra su un colore di fondo, un segno che è una grafia, una scrittura surreale che è stata accostata alla filosofia zen. (red)

ROMA: NEL MONDO DELL’IMPERATORE CLAUDIO

Fino al 27 ottobre, il Museo dell’Ara Pacis ospita la grande mostra "Claudio Imperatore. Messalina, Agrippina e le ombre di una dinastia" promossa da Roma Capitale, curata da Claudio Parisi Presicce e Lucia Spagnuolo, ideata dal MuséedesBeaux-Arts de Lyon, che L’ha ospitata di recente. La mostra guida i visitatori alla scoperta della vita e il regno del discusso imperatore romano, dalla nascita a Lione nel 10 a.C. fino alla morte a Roma nel 54 d.C., mettendone in luce la personalità, l’operato politico e amministrativo, il legame con la figura di Augusto e con il celebre fratello Germanico, il tragico rapporto con le mogli Messalina e Agrippina, sullo sfondo della corte imperiale romana e delle controverse vicende della dinastia giulio-claudia. Il percorso espositivo al Museo dell’Ara Pacis, supportato dal lavoro aggiornato di storici e archeologi, traccia un’immagine di Claudio un po’ diversa da quella cupa e poco lusinghiera trasmessa dagli autori antichi. Ne emerge la figura rivisitata di un imperatore capace di prendersi cura del suo popolo, di promuovere utili riforme economiche e grandi lavori pubblici, contribuendo con la sua legislazione allo sviluppo amministrativo dell'Impero. In mostra alcune opere di straordinario interesse storico e archeologico: dalla Tabula Claudiana, su cui è impresso il famoso discorso tenuto da Claudio in Senato nel 48 d.C. sull’apertura ai notabili galli del consesso senatorio, al prezioso cameo con ritratto di Claudio Imperatore dal Kunsthistorisches Museum, fino al piccolo ma suggestivo ritratto in bronzo dorato di Agrippina Minore, proveniente da Alba Fucens e concesso in prestito dalla Soprintendenza Archeologia, Belle Arti e Paesaggio dell’Abruzzo, che testimonia l’interesse di Claudio per il territorio dell’allora Regio IV, dove realizzò l’impresa del Fucino. Una delle novità della mostra è l’esposizione, per la prima volta, del ritratto di Germanico della Fondazione Sorgente Group, opera importante che celebra il giovane e amato principe colpito da un destino avverso. La mostra vanta importanti prestiti internazionali e di opere provenienti dal Sistema Musei Civici. L'esistenza di Claudio è segnata da un destino singolare, che lo pone di fronte ad avvenimenti eccezionali, fatti di sangue, intrighi di corte, scelte politiche ardite. Primo imperatore a nascere fuori dal territorio italico, a Lugdunum, odierna Lione, l’1 agosto del 10 a.C., era un candidato improbabile al comando dell’impero. Augusto, che dubitava delle sue attitudini politiche, gli avrebbe preferito di gran lunga il fratello Germanico, che tuttavia morì prematuramente in circostanze sospette. Come successore, il popolo e l'esercito avevano poi scelto Caligola, che di Germanico era il figlio, erede della fama del padre. Ma l'assassinio di Caligola, accoltellato nel suo stesso palazzo, metteva necessariamente Claudio al centro della crisi politica successiva.Tiberio Claudio Cesare Augusto Germanico diventava così, alla notevole età di 50 anni, il primo imperatore acclamato, dopo una lunga trattativa politico-economica, da un corpo militare, i pretoriani. Anche i rapporti di Claudio con le sue quattro mogli sono segnati da congiure e vicende tragiche. La sua terza moglie, Messalina, più giovane di Claudio di 35 anni, rimane nota per i suoi molti vizi, veri o presunti, sebbene fosse la madre di Britannico, il primo erede maschio della dinastia giulio-claudia nato ad un imperatore regnante. Uccisa Messalina, con il consenso di Claudio, anche il destino di Britannico fu segnato: non conseguì mai il potere, vittima adolescente del fratellastro Nerone. L'ultimo matrimonio di Claudio, quello con sua nipote Agrippina, gli sarà fatale. Agrippina, figlia di Germanico e sorella di Caligola, viene considerata l'artefice della sua morte, forse per avvelenamento. Alla morte di Claudio seguì la sua divinizzazione, la realizzazione di un tempio a lui dedicato sul Celio e la successione nell’imperodel figlio di Agrippina, Nerone. (red)

ROMA: LA RISCOPERTA DI LUCA SIGNORELLI

 Nell’avvicinarsi dell’anniversario dei 500 anni dalla morte di Raffaello, i Musei Capitolini rendono omaggio a Luca Signorelli (Cortona, 1450 ca. -1523), nelle sale di Palazzo Caffarelli ,con la mostra “Luca Signorelli e Roma. Oblio e riscoperte”. Viene così celebrato, per la prima volta a Roma, uno dei più grandi protagonisti del Rinascimento italiano, la cui altissima parabola pittorica è stata oscurata solo dall’imponderabile arrivo di due giganti della generazione successiva: Michelangelo (1475-1564) e Raffaello (1483-1520), che al maestro di Cortona si erano però ispirati per raggiungere quell’insuperabile vertice della pittura che gli stessi contemporanei gli attribuirono. Come scrisse infatti Giorgio Vasari, Luca Signorelli !fu ne’ suoi tempi tenuto in Italia tanto famoso e l’opere sue in tanto pregio, quanto nessun altro in qualsivoglia tempo sia stato già mai”. Attraverso un’attenta selezione di circa 60 opere di grande prestigio provenienti da collezioni italiane e straniere, molte delle quali per la prima volta esposte a Roma, l’esposizione - promossa da Roma Capitale - intende mettere in risalto il contesto storico artistico in cui avvenne il primo soggiorno romano dell’artista e offrire nuove letture sul legame diretto e indiretto che si instaurò fra l’artista e Roma. Il nome del maestro cortonese è legato alla città pontificia da una sola commissione documentata, l’affresco con il Testamento e morte di Mosè eseguito per la Cappella Sistina nel 1482. A Roma, infatti, Signorelli non ottenne quel riconoscimento che gli fu tributato in Umbria, nelle Marche e in patria, neppure quando nel 1513 fu eletto al soglio pontificio Leone X Medici, presso la cui famiglia era stato ‘a servizio’ a Firenze. Se Roma non fu generosa con lui, fu proprio in seguito alle sue esperienze romane che Signorelli elaborò il linguaggio pittorico originale che contraddistinse sia la sua produzione giovanile sia quella matura, con la «perfetta fusione tra civiltà classica e cristiana».  A Roma Signorelli ebbe occasione di conoscere direttamente le origini della cristianità e le sculture antiche: in particolare quelle già presenti sul Campidoglio, come lo Spinario - il celebre bronzo giunto sul colle capitolino nel 1471 con la donazione al popolo romano da parte di Sisto IV. Dallo studio dell’Antico Signorelli ricavò un particolare repertorio tipologico di nudi maschili e una varietà di pose che rivivono nelle figure che abitano, come ‘comparse’, le sue scene dipinte. Nella sua continua evoluzione, ingredienti come dinamismo, tensione, animazione, classicità e grazia troveranno una perfetta fusione nel suo capolavoro assoluto: gli affreschi sulle pareti della Cappella Nova a Orvieto (1499-1504), una scuola per i grandi Maestri del Rinascimento. Seppure considerato ai suoi tempi “in Italia tanto famoso e l’opere sue in tanto pregio”, Luca Signorelli cadrà nell’oblio e solo nel tardo Settecento e soprattutto nel XIX secolo, con l’affacciarsi delle correnti puriste e preraffaellite, gli artisti e la critica lo riscopriranno come uno dei precursori della più alta stagione del Rinascimento. Immagini tratte dagli affreschi della Cappella Nova nel Duomo di Orvieto, detta anche di San Brizio, saranno inserite nella prima monumentale storia dell’arte illustrata da Seroux d’Agincourt e copie dei capolavori di Signorelli saranno più volte incise e riprodotte. Nel 1816 Roma riconoscerà a Signorelli un posto d’onore, collocando il suo busto ritratto nel Pantheon;alla metà dell’Ottocento Signorelli sarà eletto fra coloro che resero grande la patria, con il ritratto eseguito da Pietro Tenerani, finalmente con la sua vera effigie. Suggestioni signorelliane si riscontreranno anche in molti pittori del Novecento, tra cui Franco Gentilini e Corrado Cagli, mentre nel 1903 sarà edita in Italia la prima importante monografia scientifica (Girolamo Mancini, Vita di Luca Signorelli) e nel 1953 sarà aperta la prima retrospettiva curata da Mario Salmi, accompagnata da infuocate polemiche. Al 2012 risale l’ultima rassegna monografica sull’artista, a Perugia. Oblio e fortuna caratterizzeranno la figura di Signorelli anche in rapporto al fenomeno del collezionismo dilagante tra Otto e Novecento. Le sue opere, molto ricercatedal mercato antiquario, cominceranno a fluttuare nelle mani dei grandi mercanti d’arte, che non avranno scrupoli a smembrarle e decontestualizzarle, rifornendo di “Signorelli” i nascenti musei degli Stati Nazionali o arredando con opere di Signorelli le case museo dei grandi magnati americani. (30 ago .- red)

 

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