Agenzia Giornalistica
direttore Paolo Pagliaro

A Roma si va
alla scoperta dei
“Colori degli Etruschi’

Mostre
Le grandi mostre in programma in Italia e quelle che hanno l'Italia, attraverso i suoi grandi artisti, come protagonista nel mondo. Lo "Speciale mostre" è un viaggio tra capolavori, opere d'avanguardia e sperimentali, pittura e scultura, memoria e identità, storia e filosofia, un tributo all'arte e ai suoi protagonisti e un modo per scoprire quanto di buono fanno le istituzioni nazionali e locali per il nostro patrimonio culturale e di creatività.

ROMA: I COLORI DEGLI ETRUSCHI

Fino al 2 febbraio “Colori degli Etruschi”, alla Centrale Montemartini di Roma, è una straordinaria selezione di lastre parietali figurate e decorazioni architettoniche a stampo in terracotta policroma, in parte inedite, provenienti dal territorio di Cerveteri, l’antica città di Caere. Si tratta di testimonianze di fondamentale importanza per la storia della pittura etrusca, recentemente rientrate in Italia grazie all’azione di contrasto del traffico illegale di reperti archeologici dell’Arma dei Carabinieri e alla diplomazia culturale del Mibac. All’inizio del 2016 i Carabinieri del Nucleo Tutela Patrimonio Culturale hanno recuperato a Ginevra una ingente quantità di reperti sottratti illegalmente all’Italia: insieme a vasi figurati della Magna Grecia e a statue romane è stata rinvenuta una straordinaria serie di lastre parietali e di frammenti architettonici etruschi dalla vivace policromia, accumulati in frantumi in diecine di casse, senza più alcun ordine coerente. Un’attenta attività di studio e restauro condotta dalla SABAP su tali reperti, frutto di scavi clandestini e quindi privi di dati di contesto, ha consentito di riconoscere in un cospicuo numero di frammenti, grazie alle loro caratteristiche tecniche e alla raffinatezza di esecuzione, lastre dipinte etrusche provenienti dall’antica Cerveteri, note finora solo da esemplari presenti in alcune delle più importanti collezioni museali italiane e straniere. A questo fortunato recupero di opere è seguita la ratifica di un importante accordo di cooperazione culturale internazionale siglato tra il Mibac e la Ny Carlsberg Glyptotek di Copenaghen, che ha comportato il rientro dalla Danimarca in Italia di una consistente ulteriore serie di frammenti di lastre dipinte etrusche, analoghe a quelle trovate a Ginevra. Una prima fase di studio e ricerca condotta su questi preziosi materiali, datati tra il 530 e il 480 a.C., è culminata in una mostra e in un convegno internazionale di studi organizzati dalla SABAP presso il Castello di Santa Severa (Santa Marinella, Roma) nel giugno 2018, a cui ora fa seguito l’edizione romana della mostra, nella prestigiosa sede della Centrale Montemartini, in un allestimento rinnovato e aggiornato grazie alla presentazione degli ultimi risultati delle ricerche. Attraverso l’articolato percorso espositivo, la mostra vuole offrire al pubblico una chiave di lettura il più possibile esaustiva delle terrecotte dipinte etrusche recuperate, suddivise per temi e tipologie (imprese di Ercole e altri miti; la danza; gli atleti e i guerrieri; i contesti; le terrecotte architettoniche) e illustrate da preziosi materiali di confronto, in molti casi inediti, cercando di restituire al meglio a questi frammenti, decontestualizzati dallo scavo e dal commercio clandestino, una serie di preziose informazioni che permettano loro di fornire nuovamente il proprio inestimabile contributo alla conoscenza della storia e della produzione artistica dell’antica Caere all’apice del suo splendore culturale. I pregevoli materiali archeologici di confronto esposti in mostra per corredare e approfondire le tematiche affrontate nelle varie sezioni espositive sono anch’essi in parte frutto di recuperi effettuati dall’Arma dei Carabinieri, in parte di restituzioni effettuate in base ad accordi internazionali tra il Mibac e prestigiosi Musei stranieri. A questi materiali si aggiunge il contributo fornito da un prezioso nucleo di vasi attici a figure nere e rosse appartenenti alla Collezione Castellani dei Musei Capitolini, normalmente non esposti al pubblico, e scelti per analogia tematica. La mostra vuole anche rappresentare, con una sezione appositamente dedicata, il dovuto riconoscimento, nel cinquantenario della sua istituzione, all’infaticabile attività svolta dal Comando Carabinieri Tutela Patrimonio Culturale, impegnato quotidianamente nella sua azione di contrasto al traffico illegale di opere d’arte del nostro Paese. (13 set  - red)

 

 

TERMOLI: IL CEMENTO ARTISTICO DI GIUSEPPE UNCINI 

Fino al 12 gennaio il MACTE – Museo di Arte Contemporanea di Termoli presenta la mostra “Giuseppe Uncini / Termoli 2019”, primo progetto espositivo della programmazione per il biennio 2019 – 2020 del neonato museo molisano.  In continuità con il progetto di riscoperta e rilettura scientifica delle oltre 470 opere appartenenti al patrimonio del Premio Termoli avviato dal Macte al momento della sua apertura, la mostra dedicata a Giuseppe Uncini (Fabriano, 1929 – Trevi, 2008) si configura come la prima di una serie di esposizioni personali dedicate ai principali esponenti della ricerca artistica italiana che nel corso del tempo hanno partecipato al Premio – istituito nel 1955 – generando opere che sono entrate a far parte del patrimonio del Comune molisano. La mostra raccoglie 11 opere appartenenti ai diversi periodi della ricerca del maestro marchigiano, dalle sperimentazioni dei primi anni Sessanta, caratterizzate dall’uso del cemento armato come elemento centrale della sua scultura, alla parentesi pittorica connessa alla riflessione sulle strutture primarie e sull’ombra della metà degli anni Settanta, sino alle soluzioni più mature degli anni a cavallo tra Novanta e Duemila, in cui il rapporto con l’architettura e con lo spazio è andato definendosi come fulcro della sua produzione. Le opere di Uncini – dalle grandi sculture appartenenti al ciclo degli Spazi-ferro e degli Spazi-cemento, alle inedite e originali sculture in ceramica e ferro dei primi anni Duemila – sono distribuite all’interno della grande sala centrale del Macte in un percorso espositivo circolare che, oltre a proporsi come un tragitto punteggiato da opere emblematiche dei diversi cicli di ricerca dell’artista di Fabriano, sarà in grado di restituire allo spettatore tutta la duttilità creativa di Uncini. (red)

LUCCA: WERNER BISCHOF, CLASSE MAGNUM

 

Centocinque scatti, con immagini che vanno dal 1934 al 1954, divisi in 8 sezioni: sono i numeri di “Werner Bischof. Classics”, mostra dedicata al grande fotoreporter svizzero (1916-1954) che il Lu.C.C.A. - Lucca Center of Contemporary Art propone fino al 7 gennaio. Europa, India, Giappone, Corea, Hong Kong, Indocina, New York, Messico, Panama, Cile, Perù: sono i luoghi attraversati dal percorso espositivo che racconta la storia di Bischof e scandisce la sua passione per l’estetica, la ricerca, i valori etici e morali, la sua capacità di rappresentare le dicotomie di sviluppo e povertà, di business e spiritualità, di modernità e tradizione.  I visitatori sono proiettati negli anni della nascita di Magnum Photos, del foto-giornalismo e dell’evoluzione di Bischof in artista in cerca di libertà espressiva, con alcune foto all’epoca “scartate” perché ritenute prive di originalità – di fatto perché non esaltavano la “cronaca di guerra” ed erano meno sensazionalistiche –, ma che poi gli apriranno la porta a riconoscimenti, mostre e pubblicazioni. La mostra include uno dei suoi scatti più noti: il bambino peruviano che suona il flauto, che Bischof incontrò nel 1954, sulle Ande in Perù, poco prima di perdere la vita prematuramente in seguito a un incidente stradale. (red)

 

CASSINO: MEMORIE DI GUERRA INTERATTIVE

 “Memoria Viva” 1939 – 1945 Cassino”, fino al 18 ottobre al Museo Historiale di Cassino, è un’esposizione interattiva dedicata alla Seconda Guerra Mondiale, con particolare attenzione rivolta al territorio di Cassino, profondamente dilaniato dal bombardamento del 10 settembre 1943. Obiettivo della mostra è quello di ricordare il passato e guardare al futuro in modo più consapevole, attraverso il ricorso a tecnologie innovative, come la realtà aumentata, e contenuti diretti e coinvolgenti, usando linguaggi diversi a seconda del pubblico di riferimento. L’evento rientra nell’ambito del bando "Atelier, Arte, Bellezza e Cultura", una misura del Por-Fesr Lazio 2014-2020 che promuove, attraverso un contributo a fondo perduto, la valorizzazione culturale di cinque luoghi storici del Lazio. Il percorso espositivo accompagna il visitatore attraverso suggestioni visive e uditive, ammirando un ampio archivio di vecchie fotografie restaurate in formato digitale 3D, e ascoltando il racconto dei terribili fatti dell’epoca, raccontati da personaggi realmente esistiti, ricreati attraverso la realtà aumentata. Non solo soldati o comandanti, ma anche persone comuni, che in quel 10 settembre di 76 anni fa, ad appena un paio di giorni dalla firma di quell’armistizio che sembrava segnare la fine di un incubo, videro cadere dal cielo una pioggia di bombe, che, nel giro di poche manciate di minuti, devastarono la terra che fino a quel momento era stata la loro casa. Chiusa l’esposizione tutto il materiale resterà disponibile gratuitamente online. (red)

 

ROMA: MUSEI CAPITOLINI, TESORI RITROVATI

Ai Musei Capitolini di Roma, fino al 26 gennaio, “L’Arte Ritrovata” presenta un mosaico di testimonianze archeologiche e storico artistiche, dall’VIII secolo a.C. all’età moderna, altamente simbolico e rappresentativo della pluridecennale azione di salvaguardia operata dall’Arma dei Carabinieri. La mostra, che nasce dalla lunga e consolidata collaborazione (28 anni) fra il Nucleo TPC e il Centro Europeo per il Turismo e la Cultura, è inaugurata alla presenza del Comandante Generale dell’Arma dei Carabinieri Giovanni Nistri e intende promuovere i tanti anni di condivisione di eventi culturali divenuti ormai “storici”. Il focus della mostra è concentrato sull’attività di contrasto alla razzia subita dal patrimonio nell’ultimo trentennio: una lunga stagione di saccheggio archeologico e di furti nei complessi sacri a cui il TPC ha cercato di porre un freno mediante un deciso monitoraggio del territorio, arrivando a sequestrare migliaia di reperti, una quantità che dobbiamo comunque immaginare limitata rispetto al numero complessivo di opere depredate. La mostra ospita una selezione di opere sequestrate e ora custodite presso i depositi di importanti musei italiani o restituiti alle proprie sedi originarie: si tratta di una rappresentazione ideale del lungo e faticoso lavoro di studio e di azione degli investigatori. Le opere provengono da sequestri a grandi ricettatori o collezionisti, inseriti nella ramificata trama del commercio internazionale che ha alimentato anche prestigiose collezioni di musei stranieri. Una sezione speciale è dedicata a una delle più importanti operazioni condotte dal TPC negli ultimi anni, “l’operazione Andromeda”, grazie alla quale straordinarie opere, qui esposte per la prima volta, sono state restituite alla comunità. Si possono ammirare anche tre dei cinque dipinti rubati nel 1999 proprio dalle collezioni dei Musei Capitolini e recuperati nello stesso anno a Latina, il San Giovanni Battista del Guercino, la Sacra Famiglia con i Santi Francesco e Caterina d’Alessandria di Ludovico Carracci e l’Adorazione dei Magi di Benvenuto Tisi, detto il Garofalo. Di notevole pregio anche la preziosa scultura raffigurante Artemide marciante di età augustea, oggetto di scavo clandestino nell’area di Caserta e recuperata al termine di complesse indagini nel 2001, quando stava per essere trasportata all’estero per essere venduta a un noto museo; in un confronto all’americana, si contrappongono all’Artemide marciante le anti-Artemide moderne, ossia tre copie in marmo e gesso dell’originale realizzate dai trafficanti per sviare le indagini dei Carabinieri. Seguono importanti affreschi indebitamente strappati da una villa romana rimasta ancora sconosciuta presso Pompei, dallo stile affine alle stanze dipinte della Villa imperiale di Poppea a Oplontis, alcuni esportati in Svizzera e altri negli Stati Uniti (al J. Paul Getty Museum e al Metropolitan Museum of Art di New York); completano la rassegna vasi e bronzi di grande prestigio e bellezza trovati in occasione di scavi clandestini in Puglia, Sicilia ed Etruria, e successivamente recuperati dall’Arma dei Carabinieri. Oggetti tutti destinati a soddisfare il solo gusto estetico dei collezionisti privati ma che oggi tornano a essere patrimonio di ogni cittadino. E con essi ritornano i racconti che capolavori o piccoli oggetti della quotidianità ci tramandano. L’esposizione raccoglie opere databili in un lunghissimo arco di tempo compreso fra l’VIII secolo a.C. (reperti di età greca, etrusca e romana) e l’età moderna (pitture rinascimentali e barocche). (red)

 

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