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PROCURATORE ANTIMAFIA:
NON AVREMO PIU' PENTITI

PROCURATORE ANTIMAFIA: <BR> NON AVREMO PIU' PENTITI

"Sono molto preoccupato, si rischia un ritorno al passato, facendo un passo indietro nella lotta alle mafie fino agli anni precedenti alle stragi di Cosa nostra”. Così il procuratore nazionale antimafia, Federico Cafiero de Raho, in una intervista al Mattino, commenta la sentenza della Corte dei diritti umani di Strasburgo sull’ergastolo ostativo. “I mafiosi hanno sempre temuto il fine pena mai, l'assenza di benefici carcerari, e molti hanno avviato collaborazioni con la giustizia proprio per questo motivi. Era l'obiettivo della legge, nata subito dopo le stragi dei giudici Falcone e Borsellino. Prevedeva che ai benefici il mafioso potesse accedere solo collaborando con la giustizia” sottolina. E aggiunge: “Difficile che un mafioso condannato all'ergastolo possa dimostrare di non conoscere nulla del gruppo mafioso di cui è stato complice”. La decisione di Strasburgo complica le cose nella lotta alle mafie? “Pone la necessità di una rivisitazione di norme efficaci, che sono servite molto contro i gruppi mafiosi. Ma bisogna aspettare comunque la prossima decisione della Consulta, che è stata attivata di nuovo per decidere sull'incostituzionalità ancora dell'articolo quattro al centro della sentenza di Strasburgo”. Dopo la decisione della Corte costituzionale, il Parlamento dovrà intervenire? “Si, avendo dinanzi un quadro chiaro sui limiti costituzionali delle norme da riesaminare. Ci saranno la decisione di Strasburgo e la decisione della Consulta da tenere conto. E si dovrà comunque evitare di spuntare le armi agli inquirenti che pregiudicherebbe la lotta alle mafie. C'è poi un altro elemento da non trascurare. Tutti i grossi mafiosi, delle organizzazioni siciliane come delle calabresi e dei clan della camorra di un certo spessore criminale, si comportano all'apparenza con rispetto verso le istituzioni carcerarie. Valutare i loro ravvedimenti e comportamenti da come sono stati in carcere rischierebbe di falsare il giudizio di chi deve decidere sulla concessione dei benefici carcerari. Avere invece a disposizione anche elementi esterni per valutare il distacco o meno del detenuto dalle logiche mafiose è stato prezioso in questi oltre vent' anni”. In gioco ci sono principi costituzionali? “C'è l'armonia della legge antimafia con l'articolo 27 terzo comma della Costituzione. La Consulta deciderà nelle prossime settimane e il legislatore dovrà tenerne conto, per avviare un percorso di riesame delle norme in vigore”. (9 ott - red)

 

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