Agenzia Giornalistica
direttore Paolo Pagliaro

Dio, Patria
e Famiglia

di Paolo Pagliaro

(5 dicembre 2019) E’ tornato di moda lo slogan “Dio, Patria e Famiglia”, molto utilizzato nei comizi della destra e valorizzato in particolare da Giorgia Meloni. Non è, come si crede, un motto di origine fascista, anche se nel Ventennio se ne fece largo uso. Fu invece un motto mazziniano. Come spiega il professor Panebianco, Mazzini, spirito imbevuto di religiosità, pensava a una nazione ancorata a valori comunitari e nella quale la cittadinanza non fosse solo un catalogo di diritti ma anche un insieme di doveri verso i consanguinei, verso la patria, verso Dio.  Aggiungiamo che nel citare Mazzini si dovrebbe essere però più precisi, perché le cose sacre da lui menzionate erano quattro: subito dopo Dio e prima di Patria e Famiglia c’era infatti l’Umanità, su cui oggi si tende a sorvolare.
Se lo slogan ha superato indenne il tempo trascorso  dagli scritti di Mazzini ai comizi di Meloni, lo stesso non si può dire del suo contenuto. Nel frattempo la patria ha infatti cambiato pelle, se non natura.  Oggi l’Italia è abitata da 6 milioni di  stranieri, quasi un decimo della popolazione, e ogni anno migliaia di loro diventano cittadini italiani, Negli ultimi vent’anni sono diventati italiani  1 milione e 400 mila immigrati. Una metamorfosi che si può apprezzare soprattutto nelle scuole dove l’anno scorso erano iscritti 840 mila ragazzi stranieri.  E’ cambiato ancor più radicalmente il contenuto dell’altra parola-bandiera, la Famiglia. Proprio questa settimana l’Istat ci ha fatto sapere che dei pochi bambini che ancora nascono, uno su tre nasce fuori dal matrimonio.  Quanto a Dio, invocarlo a scopi politici è sempre stato sconsigliabile e lo è ancor più in una società secolarizzata, che riconosce a tutti la libertà religiosa e quella di non credere e dove – come insegna Papa Francesco - il dio degli altri merita lo stesso rispetto che riserviamo al nostro.  

 

 

 

(© 9Colonne - citare la fonte)