Agenzia Giornalistica
direttore Paolo Pagliaro

Modigliani e l’avventura di Montparnasse

Mostre
Le grandi mostre in programma in Italia e quelle che hanno l'Italia, attraverso i suoi grandi artisti, come protagonista nel mondo. Lo "Speciale mostre" è un viaggio tra capolavori, opere d'avanguardia e sperimentali, pittura e scultura, memoria e identità, storia e filosofia, un tributo all'arte e ai suoi protagonisti e un modo per scoprire quanto di buono fanno le istituzioni nazionali e locali per il nostro patrimonio culturale e di creatività.

Si tiene fino al 16 febbraio, al Museo della Città di Livorno, una grande retrospettiva dedicata ad Amedeo Modigliani in occasione del 100mo anniversario della sua scomparsa. “Modigliani e l’avventura di Montparnasse. Capolavori dalle collezioni Netter e Alexandre” riporta nella sua città natale “Dedo” in occasione del centesimo anniversario della sua scomparsa. L’esposizione Modigliani, organizzata dal Comune insieme all’Istituto Restellini di Parigi con la partecipazione della Fondazione Livorno, presenta 14 dipinti e 12 disegni di Modigliani raramente esposti al pubblico. Eccezionalmente riuniti i dipinti e disegni appartenuti ai due collezionisti più importanti che lo hanno accompagnato e sostenuto nella sua vita. Paul Alexandre che lo ha sostenuto al suo arrivo a Parigi e che lo ha aiutato nel progetto scultoreo delle Cariatidi oltre che durante i suoi ritorni a Livorno nel 1909 e 1913. Ma anche e soprattutto Jonas Netter che ha riunito, come un esperto e geniale collezionista, i più bei capolavori del giovane livornese. Tra le opere in mostra spicca il ritratto Fillette en Bleu del 1918 ed il ritratto di ChaïmSoutine del 1916, suo caro amico durante gli anni parigini più difficili. Non manca il ritratto Elvireau col blanc dipinto tra il ’18 e il ’19 e raffigurante la giovane Elvira ritratta da Modigliani ben quattro volte, due da vestita e due nuda, conosciuta ed ammirata a Parigi per la sua folgorante bellezza. Insieme alle opere di Modigliani sono esposti, inoltre, un centinaio di altri capolavori, anch'essi collezionati da Jonas Netter a partire dal 1915, opere rappresentative della grande École de Paris.

PARMA: SALVADOR DALI’, LA FOLLIA ED IL GENIO

A Parma, presso la galleria d'arte Art&Co, la mostra di Salvador Dalì “30 years after the genius”, fino al 28 febbraio, ospita più di venti opere dello straordinario artista scomparso nel 1989. Un percorso espositivo fra scultura e pittura, raccontando la follia ed il genio di uno degli artisti più influenti e profondi del Novecento. Il genio catalano - artista dalle mille sfaccettature, pittore, disegnatore, scrittore, pensatore, designer, cineasta e scenografo - ha fatto di sé stesso un’opera d'arte vivente. Lui stesso era una sua creazione. Nell'immaginario collettivo si pensa subito ai suoi baffi, alle sue foto nelle vie di Parigi con un formichiere al guinzaglio o al teatro-museo Dalì di Figueres, creato da lui su suo progetto e inaugurato nel 1974, a celebrazione di tutta la sua storia artistica. Un monumento perenne ed immortale innalzato per sconfiggere l’oblio e la morte. La mostra comprende opere pittoriche, opere su carta e sculture, assolutamente iconiche e rappresentative del celebre maestro spagnolo, quali l'orologio de La persistenza della memoria o la figura di Alice in wonderland di Lewis Carroll, molto cara a Dalì, proprio perché strettamente legata al tema del sogno, dell'onirico e del surreale. Non manca un omaggio all’amatissima Gala e al surrealismo stesso, con il Surrealism King, così come riferimenti alla mitologia classica o ai tarocchi. La mostra non è solo un'occasione speciale che consente al pubblico di scoprire ed esplorare il labirinto della mente del virtuosissimo maestro e di ammirare il risultato creativo della sua infinita immaginazione mediante i suoi straordinari capolavori, ma sigla anche l'inizio di una fattiva collaborazione con The Dalì Universe, la fondazione che gestisce una delle più grandi collezioni private al mondo di opere d’arte di Dalì. (red)

PESARO: DURER E GLI INCISORI DEL ‘500

Nel settecentesco Palazzo Rubini Vesin di Gradara, uno dei borghi più belli d’Italia, e all’interno della Biblioteca Oliveriana di Pesaro, città candidata a capitale della europea della cultura 2033, si tiene fino al 16 febbraio la mostra “Durer e gli incisori del Cinquecento”, l’esposizione monotematica più grande mai realizzata finora in Italia dedicata all’incisione tedesca del ‘500 ed ai diversi modi in cui l’incisione ha esercitato il proprio influsso nella cultura europea tra ‘500 e ‘800. L’unica volta che un esperimento simile è stato tentato è stato nel 1995 al British Museum, quando fu realizzata la grande retrospettiva “German Renaissance Prints”, alla quale si ispira l’evento di Gradara e di Pesaro. Esposti i lavori di Dürer a Gradara e Luca di Leida a Pesaro dove, nella splendida Biblioteca Oliveriana, è possibile ammirare oltre a una selezione dei migliori bulini del grande amico, emulo e rivale di Dürer, una raccolta di libri illustrati dallo stesso maestro di Norimberga e una serie di collage, ispirati e in parte composti dalle sue opere. Le opere provengono da una serie di collezionisti privati, permettendo di mettere insieme non solo i capolavori – che per statuto i musei delle grandi collezioni internazionali possono esporre - ma anche quelle opere minori, meno conosciute, più rare, delle quali esistono pochissimi esemplari, che costituiscono la forza e l’ossatura di molte collezioni private e che non sarebbero altrimenti visibili al grande pubblico italiano e internazionali. (red)

JESI: LA FERITA TRA UMANO E DIVINO

La Fondazione Cassa di Risparmio di Jesi, in collaborazione con il Museo Diocesano di Jesi, ha scelto per la sua mostra invernale il tema della ferita, proponendo un percorso espositivo essenziale e al tempo stesso di forte impatto che vuole riflettere su un archetipo della storia dell’Occidente secondo un approccio interdisciplinare. Coprendo un arco cronologico dall’arte medievale a quella contemporanea, l’esposizione “La ferita, tra umano e divino. Arte antica e contemporanea a confronto. Da Francesco da Rimini a Lucio Fontana”, fino al 20 febbraio, è costituita da 15 opere di Francesco e Giuliano da Rimini, Nicola di Maestro Antonio, Lorenzo de Carris, Lucio Fontana, Alberto Burri, Maria Lai e Ettore Frani. Se a livello esistenziale la ferita richiama la sofferenza, dal punto di vista simbolico essa si presenta come fenditura, come passaggio a un oltre con cui dare nuova luce al senso più profondo della vita umana. La ferita può così trasformarsi in apertura al mistero. La mostra racconta così la ferita di Cristo attraverso alcuni capolavori di arte medievale e rinascimentale: dalla Crocifissione con Vergine Annunciata di Francesco da Rimini alla Crocifissione di Lorenzo de Carris detto il Giuda, dal Volto di Cristo di Giuliano da Rimini al Cristo morto nel sarcofago sorretto da due angeli di Nicola di Maestro Antonio. Anche nella modernità, in una prospettiva puramente laica, la ferita ha ispirato artisti come Lucio Fontana, dove il taglio diventa l’accesso a un oltre che attende di essere esplorato. Alberto Burri e Maria Lai hanno poi declinato la ferita come oggetto di ricucitura e di ricomposizione, per creare nuove armonie, inedite relazioni, intensi legami concettuali. Infine, all’artista contemporaneo Ettore Frani è stata commissionata un’opera appositamente creata per l’occasione, interpretata dall’autore attraverso un intenso e drammatico chiaroscuro. (red)

NAPOLI: NEL MITO DI ANDY WARHOL

Un’esposizione interamente dedicata al mito di Andy Warhol alla Basilica di Pietrasanta di Napoli, fino al 23 febbraio, con oltre 200 opere regala al pubblico una visione completa della produzione artistica del genio americano che ha rivoluzionato il concetto di opera d’arte a partire dal secondo dopoguerra. Immortali icone e ritratti, polaroid e acetati, disegni e il mondo della musica, il brand e l’Italia: nel capoluogo campano arriva - in sette sezioni - quel mondo pop che ha segnato l’ascesa di Warhol come l’artista che ha stravolto in maniera radicale qualunque definizione estetica precedente, attraverso miti dello star system e del merchandising come le intramontabili Campbell’sSoup, il ritratto serigrafato di Marilyn derivato da un fotogramma di Gene Korman, le celebri serigrafie di Mao del 1972 e il famosissimo Flowers del 1964. In oltre 200 opere il percorso artistico e privato di un uomo eclettico che ha segnato l’arte a tutto tondo, trasformando visioni e concetti, fermando nell’immaginario collettivo volti, colori e scene e regalando all’Arte tutta, un aspetto nuovo. Accanto ad opere che raccontano la scena americana del ‘900, nelle sale della Pietrasanta anche lavori che rivelano il rapporto di Warhol con l’Italia ed un focus dedicato alla città di Napoli col suo Vesuvius del 1985 e il Ritratto di Beuys, realizzato nel 1980 in occasione della mostra tenutasi presso la Galleria Amelio. Presenti in mostra i suoi immancabili ritratti di grandi personaggi, figure storiche che il suo genio e la sua arte hanno trasformato in leggende contemporanee: i volti di Man Ray, Keith Haring, Edvard Munch, Lenin, Giorgio Armani e un rarissimo ritratto della Monna Lisa realizzato con inchiostro serigrafico su pergamena nel 1978. E ancora Liz, la serie Ladies and Gentlemen e i suoi Self portrait, per poi passare al legame con il mondo della moda e della comunicazione. (red)

ROMA: TACCUINI ROMANI

E’ una Roma ‘formato ridotto’ quella raccontata nell’originale dialogo fra i dipinti di Diego Angeli e le fotografie in polaroid di Simona Filippini, due autori lontani per contesto e forma linguistica ma accomunati dal fascino della città. Tra suggestioni, scorci e “appunti” insoliti, circa 150 dei loro lavori si incontrano nella mostra “Taccuini romani. Vedute di Diego Angeli. Visioni di Simona Filippini”, al Museo di Roma in Trastevere fino al 23 febbraio. La mostra nasce nella prospettiva di valorizzazione della produzione pittorica di Diego Angeli e in particolare della serie di 76 vedute del Museo di Roma in Trastevere, un nucleo acquisito negli anni 1991/1992 per la collezione del museo (allora denominato Museo del Folklore). L’intero fondo di opere, eseguite fra il 1885 e il 1936, viene esposto per la prima volta in questa mostra e, in vista di un più attuale approfondimento del rapporto che da secoli coinvolge gli artisti nella rappresentazione della città, venendo messo a confronto con altrettante immagini fotografiche scattate con la polaroid da Simona Filippini, a partire dal 1993, nel suo progetto Rome Love su Roma e le sue periferie. Nei suoi piccoli dipinti Diego Angeli predilige scorci inconsueti, quasi “appunti in forma pittorica” per un’ideale taccuino delle sue passeggiate romane. Rispetto alla monumentalità di Roma, l’artista sceglie di privilegiare spazi più nascosti, quasi invisibili agli altri, intravisti percorrendo le vicine campagne romane o le maestose ville storiche. (PO / red)

ROMA: L’ESTETICA DEL PETROLO

Nel verde di Villa Pamphili, a Roma, si aprono degli squarci sul nero dei giacimenti di gas e petrolio di Bakù, l'intricata rete di oleodotti che dalle rive del mar Caspio portano l'energia nelle nostre case. La mostra "Bianco e nero. L'estetica del petrolio: un viaggio surreale dove cresce l'energia" di Marco Paolini, fino al 2 febbraio alla biblioteca comunale Villino Corsini, situata nel parco romano, trasporra, per usare le parole del suo autore, in "una dimensione fuori dal tempo, dove il silenzio domina il paesaggio. Poi improvvisamente il rumore metallico degli immensi capannoni, l'odore nauseante del petrolio che ristagna dappertutto. Eppure in questi luoghi la natura è riuscita a creare una disperata e potente visione estetica del reale come a cancellare pietosamente la stupidità e la bramosia dell'uomo". (red)

ROMA: RADIOGRAFIE SHOCK DONNE VITTIMA VIOLENZE

Si tiene fino al 6 febbraio, al WeGil, l’hub culturale della Regione Lazio, a Roma, “L’invisibilità non è un superpotere”: in mostra 10 fotografie e 10 radiografie che raccontano il mondo di dolore e silenzio in cui vivono le donne vittime di violenza. L’esposizione, di Fondazione Pangea e Reama Network, è promossa dalla Regione Lazio e organizzata da LAZIOcrea in collaborazione con la Fondazione stessa, promotrice di Reama, la rete per l’Empowerment e l’auto mutuo aiuto per le donne vittime di violenza. La mostra nasce dall’esperienza ventennale di Fondazione Pangea che ha incontrato migliaia di donne in tutto il mondo e dall’incontro tra Maria Grazia Vantadori, chirurga nonché referente Centro Ascolto Soccorso Donna dell’Ospedale San Carlo e componente della rete Reama e la fotografa Marzia Bianchi, collaboratrice di Pangea-Reama. Esposte, in totale anonimato, le radiografie, fornite per gentile concessione dall’Azienda ospedaliera San Camillo Forlanini di Roma e dall'Asst Santi Paolo e Carlo di Milano, effettuate alle donne arrivate nei pronto soccorso e che hanno dichiarato di aver subito violenze. Dopo Roma, la mostra sarà ospitata in altri luoghi del Lazio a partire dalla provincia di Frosinone dal 6 al 27 marzo. (PO / red)

ROMA: TALENTI BUDAPEST RILEGGONO IL BAUHAUS

Quest’anno si celebra il 140mo anniversario della fondazione dell’Università di Arte e Design Moholy-Nagy di Budapest (Mome), che dal 2006 porta il nome di uno degli esponenti più noti del Bauhaus. A questa comunità di creatori, designer, insegnanti e professionisti dalle capacità creative, un vero e proprio atelier di brainstorming, è dedicata la mostra “After Bauhaus. Riflessioni degli studenti dell'Università di Arte e Design Moholy-Nagy di Budapest sul Bauhaus”, organizzata in collaborazione con lo stesso Mome ed il sostegno del Fondo Nazionale Culturale di Ungheria, che si tiene fino al 28 febbraio, alla Galleria del Palazzo Falconier, ai Roma, sede dell’Accademia d’Ungheria. La mostra presenta una selezione di lavori realizzati dagli studenti del Dipartimento di Progettazione Tessile e Moda, Design, Media Design e Grafica del’ateneo ungherese dedicati al centenario del Bauhaus , scuola divenuta nota per il suo rinnovamento artistico più significativo nel XX secolo e della quale il Mome riflette e condivide in pieno la visione. (red)

VENEZIA: CARRELLATA SUL ‘900

Dalla metafisica di Giorgio de Chirico all'originale percorso di Giorgio Morandi, dal futurismo di Giacomo Balla al surrealismo di René Magritte, dalla Bauhaus di Paul Klee alla New York di Franz Kline, dai colori di Joan Mirò alla materica arte di Leoncillo: la mostra “Il Novecento a Palazzo Franchetti”, fino al 16 febbraio, riporta in vita i protagonisti del secolo scorso attraverso una serie di opere interpretate dalle loro stesse parole. Un percorso tra opere importanti e raramente viste, ma soprattutto un'occasione per riflettere sull'arte e sul suo futuro attraverso la voce dei protagonisti del Novecento. (red)

BOLOGNA: 20 ANNI DI ARTE SOTTO LE DUE TORRI

La grande mostra a Palazzo d’Accursio, “Da Bertelli a Guidi – Vent’anni di mostre dell’Associazione Bologna per le Arti”, fino al 16 febbraio, ripercorre le declinazioni dell’arte bolognese di fine Ottocento e inizio Novecento attraverso le opere di 15 artisti: Luigi Bertelli, Luigi Busi, Giovanni Paolo Bedini, Raffaele Faccioli, Coriolano Vighi, Mario de Maria, Alessandro Scorzoni, Fabio Fabbi, Flavio Bertelli, Carlo Corsi, Alfredo Protti, Guglielmo Pizzirani, Giovanni Romagnoli, Giulio Fiori e Ugo Guidi. La collettiva celebra il ventennale dell’associazione esponendo quattro opere per ciascuno dei suoi 15 artisti ed anche le onorificenze ricevute dal presidente della Repubblica per le mostre “Mario di Maria (Marius Pictor). Il pittore delle lune” e “Giovanni Romagnoli. L’eterna giovinezza del colore”. “Questa mostra vuole rappresentare l'incanto e la poesia della bellezza, la quale è una forma del genio, anzi mi permetto di dire più alta del genio perché non necessita di alcuna spiegazione” spiega il presidente dell’associazione Gianarturo Borsari. (red)

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