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direttore Paolo Pagliaro

“SUBITO PIÙ MASCHERINE
O VINCERÀ IL VIRUS”

Le associazioni che garantiscono il soccorso extra ospedaliero di emergenza urgenza in ambulanza stanno terminando il materiale sanitario. Guanti, mascherine, tute protettive si stanno esaurendo per la quantità di persone soccorse con sospetto coronavirus. Per quanto riguarda Misericordia Milano il presidente dell’associazione, Marco Cassotta, ha detto che “abbiamo ancora un massimo di dieci giorni di autonomia. Basandoci, naturalmente, sul materiale usato e sapendo che i casi di sospetto coronavirus sono saliti in maniera esponenziale negli ultimi cinque giorni. Se continueranno a salire non voglio neppure pensare a come fare.” Ogni soccorritore che si trovi a contatto con paziente con sospetto coronavirus deve indossare mascherina ffp3, quindi con filtri particolari che lo mettono al sicuro dal contagio, occhiali protettivi, tuta integrale e camice. “A parte gli occhiali che sono di plastica e che possono essere sterilizzati con una soluzione di alcol al 70%, tutto il resto è materiale monouso. E dopo ogni servizio deve essere gettato in un sacchetto chiuso e smaltito.” Su ogni ambulanza di Milano operano due o tre soccorritori. Se il paziente con sospetto coronavirus è in grado di camminare, solo uno dei soccorritori indossa i presìdi di autoprotezione completa, l’autista si chiude davanti (c’è uno sportello che divide il vano sanitario dalla cabina di guida) e non viene in contatto con il paziente. Se invece il paziente non è in grado di camminare, entrambi i soccorritori indossano tutti i presìdi. “Su un turno di dodici ore, se ci sono quattro casi di sospetto coronavirus si consumano almeno quattro mascherine.” Ma il problema del reperimento del materiale di autoprotezione per i soccorritori che lavorano sulle ambulanze era già emerso almeno quindici giorni fa. Dice Marco Cassotta: “Tutte le associazioni che operano nell’emergenza urgenza extra ospedaliera, come Misericordia Milano, Croce Bianca e tutte le altre, hanno esposto il problema di costi e di reperimento del materiale alla prima riunione fatta alla consulta del soccorritore. Era stato fatto notare, quindici giorni fa, che mascherine chirurgiche, ffp1, ffp2, ffp3, stavano terminando. Eppure non è cambiato nulla.” Giulio Gallera, assessore regionale al welfare ha giusto detto ieri che le ambulanze non sono sufficienti. “Certo. Ed era stato già evidenziato e palesato da tutti in occasione di quella riunione. Anche il problema delle ambulanze non è nuovo” aggiunge Cassotta. Il sistema di emergenza urgenza extra ospedaliero italiano è portato avanti da soccorritori, che sono tecnici del soccorso, e sono suddivisi in dipendenti e volontari. 
 Spiega ancora il presidente Cassotta: “I dipendenti hanno scelto questo lavoro, sanno cosa rischiano, hanno un contratto nazionale e, dovessero ammalarsi, hanno delle garanzie. I volontari no. E, anche se in Misericordia Milano non è ancora successo, se i volontari dovessero rifiutarsi di fare il loro turno di servizio non potrei mai imporgli di scendere. Né umanamente, né legalmente.” Tiziana Beltramo, direttore generale di Croce Blu Italia con sede a Biella, gestisce 380 volontari e 50 dipendenti. La situazione in Piemonte sembra essere anche peggio. “A oggi, domenica 15 marzo, abbiamo un’autonomia di un massimo di quattro o cinque giorni per quanto riguarda i dpi [dispostivi di protezione individuale, ndr]. Sto sperando in una donazione privata, se siamo fortunati mercoledì potrebbe arrivare da Vercelli. A oggi ho in tutto 50 mascherine ffp2.” Anche la gestione del personale è in una fase delicata, spiega infatti il direttore di Croce Blu Italia: “Alcuni volontari si cancellano dai turni per paura. Inoltre il personale dipendente che è entrato in contatto con Covid-19 positivi sono in isolamento per 15 giorni. Ho chiesto di fargli il tampone, ma non è stato fatto. Il risultato è stato bloccare a casa i dipendenti in attesa che passassero i 15 giorni.” In questo momento in cui persone e mezzi scarseggiano, certo fermare il mondo del soccorso per evitare di fare il tampone è davvero surreale.

La penuria di materiale sanitario era già stata evidenziata, quindi, due settimane fa. Così come il problema di isolare i dipendenti invece di fargli il tampone. (Cristina Brondoni)

 

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