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direttore Paolo Pagliaro

CORONAVIRUS, NEL 2020 CALO DEL PIL DEL 9%

(25 novembre 2020) Dopo un rimbalzo del PIL del 16% nel terzo trimestre 2020 rispetto al secondo, con i riflessi negativi sul quarto trimestre (-3,4% rispetto al terzo) determinati dalla ripresa dei contagi e dalle correlate misure di contenimento (per ora meno restrittive rispetto alla primavera scorsa), l’economia italiana chiuderà l’anno in corso con un calo del PIL del 9%; nel 2021, pur a fronte di un inverno difficile (con un PIL del secondo trimestre in calo del 6% rispetto al livello del quarto trimestre 2019 e 2milioni e 100mila ore lavorate in meno per Unità Lavorative Annue) si registrerà l’avvio della ripresa, con una crescita del 5,0% (mentre sarà dell’1,9% dal 2022 al 2025), ipotecata però da un debito pubblico che, attestatosi al 158,8% del PIL nel 2020, rimarrà su livelli elevati sia nel 2021 (157%) sia negli anni successivi fino al 2025 (154,5%). Sono queste le principali previsioni sull’andamento dell’economia italiana contenute nel rapporto “Osserviamo un crollo economico mai visto e un impatto sociale ancora difficile da interpretare che acuiscono fratture e diseguaglianze ben note” sottolinea Mauro Lusetti, presidente di Legacoop . Riguardo alle caratteristiche essenziali della crisi che ha colpito il nostro Paese, lo studio evidenzia il tratto essenziale della disomogeneità, ad esempio nei riflessi sull’occupazione. Un dato che si registra sia nelle tipologie contrattuali (i più colpiti sono i rapporti di lavoro a tempo determinato), sia nelle mansioni (gli operai il doppio rispetto a quadri e dirigenti), sia nelle classi di età (i giovani in caduta, gli ultracinquantenni in crescita), sia nel genere (le donne il 50% in più degli uomini), sia nei settori (alloggio e ristorazione colpiti 3 volte più dell’industria).

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