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Alberto Pizzi, 'I disegni perduti di Leonardo'

Libri
Ogni settimana uno scaffale diverso, ogni settimana sarà come entrare in una libreria virtuale per sfogliare un volume di cui si è sentito parlare o che incuriosisce. Lo "Speciale libri" illustra le novità delle principali case editrici nazionali e degli autori più amati, senza perdere di vista scrittori emergenti e realtà indipendenti. I generi spaziano dai saggi ai romanzi, dalle inchieste giornalistiche, alla storia e alle biografie.

Alberto Pizzi, 'I disegni perduti di Leonardo'

Siamo nel 1494. Il marmo per la costruzione del Duomo di Milano viene trasportato dalle Cave di Candoglia via acqua, percorrendo il Toce, il lago Maggiore, il Ticino e i Navigli. Durante il viaggio di ritorno un barcone naufraga. A bordo ci sono quattro disegni preparatori del Cenacolo che, nella volontà di Leonardo Da Vinci, non deve essere un affresco ma una statua da porre all'interno del Duomo. Tutti credono che siano andati perduti per sempre sul fondo del lago Maggiore, tranne l'artista che li viene a cercare, senza fortuna. E prima di andarsene da Candoglia, lancia su di essi una maledizione. ”I disegni perduti di Leonardo” (Vallecchi 2021, pp. 320) di Alberto Pizzi è un libro “dove si intrecciano una parte storica e una parte che è invece romanzo. Un romanzo ambientato ai nostri giorni”. Lo spiega a 9colonne lo stesso autore che racconta: “L’idea di questo libro nasce analizzando la storia del viaggio del marmo utilizzato per la costruzione del Duomo di Milano. Studiando il percorso del marmo si scopre che in quegli anni Leonardo Da Vinci era a Milano”. Non solo storia però anche romanzo, fantasia, giallo. Ci ritroviamo nel 2019. I disegni sono ricomparsi nella casa di Leonardo Cardini, discendente di una dinastia di scalpellini deciso a metterli segretamente in vendita. Alcuni importanti musei del mondo vogliono accaparrarseli a ogni costo per aumentare il proprio prestigio, ma la cosa non è semplice. “I disegni perduti di Leonardo vengono scoperti e ritrovati. A caccia di questi disegni ci sono alcuni musei internazionali. La vicenda si svolge a Stresa e ha un finale – assicura lo scrittore – inaspettato”. (7 mag - Gil)


 

 

 

“C’ERANO ROSSINI, I CALANDRA E IL CASTELLO DI CALATUBO” DI MOSBY EUGENIO BOLLANI

 

“C’erano Rossini, i Calandra e il Castello di Calatubo”, su Amazon sia in formato Kindle che fisico con copertina flessibile, è il terzo libro di Mosby Eugenio Bollani che racconta le avventure tinte di giallo di Francesco Rossini, video maker e regista. Sicilia, settembre 2020. Francesco Rossini con tre suoi amici, Ginevra Corsi, Simona Palmer e Giubbox alias Giovanni Villani, parte da Montanea, Altipiano della Paganella in Trentino e raggiunge la Sicilia a bordo della sua Duster gialla. La sua intenzione è quella di vivere una tranquilla vacanza tra Alcamo, Castellammare del Golfo e Scopello. Ma anche questa volta la realtà lo richiamerà all’impegno. Dovrà con i suoi amici svelare le cause di una morte apparentemente banale, rimanere affascinato dalla bellezza di Palermo attraverso i simboli della sua storia, stupirsi dei misteri del Castello di Calatubo e scoprire un prezioso vino che si pensava perduto per sempre. Tutto grazie a inaspettati incontri, dalla disabilità di Sasà, alla saggia cultura di Angelo La Porta, dalla enciclopedica conoscenza di Enea Anchesini alla musica dei Calandra & Calandra. E anche questa volta i “cattivi” verranno smascherati. E alla fine Francesco scoprirà anche il misterioso passato della sua amata Ginevra. Questa avventura, tra le tante cose, propone un tributo al mondo dello spettacolo. L’incontro di Francesco Rossini con il gruppo musicale Calandra&Calandra, local hero siciliani, ha voluto dare voce a tutti quei professionisti della musica popolare che è stato uno dei “mondi” più colpiti dal lockdown. Anche in questo terzo libro con il cellulare si possono inquadrate i qr-code abbinati al libro, per ammirare le voci dei protagonisti e i luoghi dove si svolge l’avventura. I racconti di Rossini parlano di realtà e di esperienze che aiutano a risolvere non solo i “casi” investigativi, ma anche molti bisogni legati alla realtà quotidiana.

L'AUTORE. Mosby Eugenio Bollani è un creativo, videomaker, regista. Amante delle montagne trentine e dei cannoli siciliani. Nel suo curriculum si leggono nomi di agenzie pubblicitarie, case editrici, emittenti radio televisive. È stato uno dei primi dj delle “prime” radio libere, il primo creativo italiano a fare un videoclip musicale, tra i primi a usare giornalisti come testimonial delle proprie testate. Ha seguito tre Sanremo per la prima radio italiana in televisione. Ha realizzato video reportage su opere no-profit dall’Argentina alla Sicilia, ha firmato la regia di un docu-film su Pavarotti e su opere teatrali con protagonisti abili e disabili. 


DA BOMBIANI PRIMA EDIZIONE ASSOLUTA DEL COMMENTO AGLI INNI ORFICI DI MATTEO TAFURI

È curata da una docente dell’Università del Salento, la professoressa Luana Rizzo, la prima edizione assoluta di un Commento agli Inni orfici, attribuito al filosofo umanista Matteo Tafuri, naturalista e astrologo originario di Soleto (Lecce). Il Commento, unico superstite oggi nel mondo, in lingua greca, è contenuto nel manoscritto Vaticano greco 2264 vergato a Napoli per mano di Francesco Cavoti nel 1537; l’edizione è stata curata per Bompiani nella collana “Pensiero Occidentale”. Nel volume è celebrato il sottile e profondo fascino misterico degli Inni orfici, in cui il trionfante platonismo d’età laurenziana si coniuga con le nuove istanze religiose, dando vita a una sapientia filosofica e teologica della quale erano depositari gli antichi teologi, da Orfeo a Platone, trasmessa dai neoplatonici e culminata nella teologia cristiana. Il Commento, con la sua esegesi ai Poemi orfici, rivela il nucleo dottrinale del pensiero dell’autore, in cui la teologia, la teurgia e la magia cerimoniale insegnano all’uomo come giungere al colloquio con gli angeli e ricongiungersi alla divinità. Sotto il profilo ieratico-teurgico, gli Inni sono preghiere pronunciate dall’uomo per entrare in comunione con il divino; sotto il profilo magico, sono canti in grado di vincolare, di incantare, di infondere potere in colui che deve essere incantato. Sulla base della translatio sapientiae pagana e biblico-cristiana, gli Inni orfici riproposti in questo Commento in chiave moderna rivendicano, sulle orme di Ficino, il connubio tra filosofia e religione. L’autore, affascinato dalle “scienze” occulte, dai sacri misteri divini e dai miti dei prisci theologi fa rivivere a nuova luce la sapienza orfica antica sovente concordata con le fonti evangeliche. Incline al platonismo, indulgente per i miti e per i fremiti religiosi, fedele alla philosophia Christi, tormentato dalle controversie teologiche, si accosta ai misteri divini orfici rivendicandone il carattere filosofico e teologico. “Il Commento, oltre a restituire un testo significativo per comprendere i miti orfici dell’età classica rivisitati nel Rinascimento”, sottolinea la professoressa Rizzo, “è una preziosa acquisizione per la cultura salentina, perché offre uno spaccato dell’intricato e complesso panorama del Rinascimento nel Mezzogiorno d’Italia, svelando gli interessi coltivati in questo milieu, i rapporti intessuti da Tafuri con il circolo partenopeo e con gli Studia più progrediti della Penisola. Contribuisce, inoltre, a riportare alla luce le fonti che circolavano, il carattere della produzione e circolazione dei testi della Bibliotheca di Terra d’Otranto. Rivendica il profilo di un intellettuale, la cui fama supera la leggenda del ‘Mago di Soleto’ e le accuse di stregoneria, facendo emergere la complessità della sua vicenda speculativa. Il suo vivace ingegno, la naturale inclinazione per l’osservazione dei fenomeni della natura indagati e ricondotti alle cause naturali, per i meravigliosi misteri che essa nasconde, l’insaziabile sete di conoscenza lo spingono a peregrinare per tutta l’Europa e a confrontarsi con esponenti di spicco della cultura. La sua drammatica esperienza, che lo vede coinvolto in un processo del Santo Uffizio per accusa di eresia”, conclude la studiosa, “è espressione del profondo turbamento e dell’inquietudine spirituale che agitava gli animi in età controriformistica, e che profondeva speranze in una religione rinnovata culminante in un’apologia dei veri principi della dottrina cristiana”. Luana Rizzo insegna Storia della filosofia del Rinascimento all’Università del Salento. Fa parte del Comitato direttivo del Centro per l’edizione di testi filosofici medievali e rinascimentali e si occupa prevalentemente del pensiero filosofico del Rinascimento e della ricezione dell’orfismo e del platonismo, a cui ha dedicato monografie e saggi.

 

 


“I RAGAZZI DI LENINGRADO” DI FREDDUZZI SBARCANO ALL’IIC SAN PIETROBURGO

 Nell’ambito della promozione del libro italiano, l’Istituto Italiano di Cultura di San Pietroburgo presenta il libro di Carlo Fredduzzi “I ragazzi di Leningrado. Memorie di uno studente italiano in URSS” (Teti editore 2021). L’esperienza unica di alcuni ragazzi italiani che all’inizio degli anni Sessanta, in piena Guerra fredda, varcano la Cortina di ferro per studiare in Unione Sovietica. Una pagina del tutto inedita nella storia dei rapporti italo-russi. L’autore dialogherà con la prof.ssa Bianca Sulpasso dell’Università degli studi di Roma “Tor Vergata” e con Paola Cioni, direttrice dell’Istituto Italiano di Cultura. L’evento verrà trasmesso in diretta l’11 maggio alle 18 ora italiana (alle 19 ora di Mosca) sulla pagina Facebook dell’Istituto Italiano di Cultura di San Pietroburgo.  Dopo la presentazione il video sarà sottotitolato in lingua russa e sarà disponibile sul canale YouTube a partire dalla settimana successiva all’incontro. L’autore è direttore dell’Istituto di Cultura e Lingua russa di Roma, traduttore e giornalista. Dopo gli studi presso “La Sapienza” di Roma nel corso di russo diretto da Angelo Maria Ripellino, dal 1962 studia all’Università Ždanov di Leningrado, dove si laurea ad honorem nel 1967. Ha lavorato per l’Agenzia TASS, la rivista Critica Marxista e la Rai. Dal 1970 è stato segretario dell’Associazione Italia-Urss di Roma e nel 1991 ha fondato l’Istituto di Cultura e Lingua Russa. Ha pubblicato diversii volumi di storia russa e sovietica e numerosi articoli di politica estera. Ha partecipato alla traduzione in lingua italiana dei primi sei volumi della Storia universale dell’Accademia delle Scienze dell’Urss (Teti Editore).

 


GABRIELE CONSORTE SVELA “I SEGRETI DI DANTE”

 In occasione del settecentesimo anniversario della morte di Dante Alighieri, arriva nelle librerie e store online, per i tipi di Emia Edizione, il libro “I segreti di Dante” di Gabriele Consorte.    Il libro, 68 pagine, in vendita al prezzo di 12 euro, incentrato su due possibili interpretazioni inedite della Divina Commedia, svela un Dante segreto, che è frutto di un’intuizione dell’autore ai tempi del Liceo, poi perfezionatasi nel corso degli anni universitari con lo studio e l’approfondimento di numerose fonti e la consultazione di una ricca bibliografia. Attraverso due capitoli, “La Lupa” e “Le due chiavi”, viene analizzato il protagonista della Commedia. Un uomo che cerca la luce. La selva di cui è prigioniero Dante è uno stato d’animo fatto materia, una non meglio precisata condizione di smarrimento che induce a mettersi alla ricerca di una strada per la sopravvivenza. Tra quesiti, date, eventi e fatti documentati e tramandati sulla vita del Sommo Poeta, l’autore pone interrogativi che mirano a svelare un’altra idea di Commedia. Più prossima ai reali accadimenti personali di Dante Alighieri. L’autore, Gabriele Consorte, nato a Riano (Rm) nel 1995, dopo essersi diplomato al Liceo Classico ha studiato Medicina e Chirurgia per poi approdare allo studio delle Lettere classiche. È appassionato di linguistica, interessato a Dante sin da piccolo, attratto dalla pluralità dei significati insiti nella Divina Commedia, dedica gran parte dei suoi studi alla figura di Dante Alighieri.

(© 9Colonne - citare la fonte)