Agenzia Giornalistica
direttore Paolo Pagliaro

Benedetto Croce,
quando l'Italia
era tagliata in due

Libri
Ogni settimana uno scaffale diverso, ogni settimana sarà come entrare in una libreria virtuale per sfogliare un volume di cui si è sentito parlare o che incuriosisce. Lo "Speciale libri" illustra le novità delle principali case editrici nazionali e degli autori più amati, senza perdere di vista scrittori emergenti e realtà indipendenti. I generi spaziano dai saggi ai romanzi, dalle inchieste giornalistiche, alla storia e alle biografie.

Benedetto Croce, <br> quando l'Italia <br> era tagliata in due

"BENEDETTO CROCE, QUANDO L’ITALIA ERA TAGLIATA IN DUE"

“Sorrento, 25 luglio [1943]. La mattina, letture storiche; ma nel pomeriggio visite di amici, Parente, i due Morelli, Zanotti Bianco, Petaccia; sono qui anche i Dohrn. Stanco, mi ero messo a letto alle 23 quando una telefonata della signorina Elena di Serracapriola dalla sua villa mi ha comunicato la notizia del ritiro del Mussolini e del nuovo governo affidato dal Re al generale Badoglio. Sono accorsi anche, udita la stessa notizia, giubilanti, il Parente e i Morelli, che erano mezz’ora prima andati via; e ci siamo intrattenuti dell’evento. Tornato a letto, non ho potuto chiudere occhio fino alle quattro o più oltre. Il senso che provo è della liberazione da un male che gravava sul centro dell’anima: restano i mali derivati e i pericoli; ma quel male non tornerà più”. Nove mesi di diario, solo uno squarcio della vita di uno dei più prestigiosi e anche discussi intellettuali italiani del secolo scorso, Benedetto Croce. Con la prefazione di Pierluigi Castagnetti, "Thedotcompany" pubblica "Benedetto Croce. Quando l’Italia era tagliata in due. Estratto di un diario (luglio 1943 – giugno 1944)", in uscita il 10 ottobre. "Un pezzo di storia dell’Italia – si legge nella prefazione - non sempre adeguatamente conosciuta dai non studiosi della materia o prevalentemente conosciuta per l’irruzione, proprio in quel periodo, della cosiddetta 'svolta di Salerno' del segretario del Pci, Palmiro Togliatti, da poco rientrato dal quasi ventennale soggiorno a Mosca. Un 'nonimestre' (cosi scrive Croce) in cui vennero gettate le basi della nascente democrazia italiana, con la preparazione del primo governo provvisorio partecipato dalle forze politiche antifasciste. Uomo di pensiero assai conosciuto, liberale autentico, ministro nell’ultimo governo Giolitti, non risulterà sorprendente ad alcuno l’intelligenza storica e l’abilità con cui Benedetto Croce mostra di padroneggiare problemi e carte della politica. In queste pagine si legge che l’obiettivo era quello di avviare il percorso che avrebbe dovuto portare l’Italia a una democrazia vera, solida e liberale".

 

 

PIOTTA CI PORTA ALLE ORIGINI DEL RAP ITALICO

“Il primo re(p), alle origini del rap italico” è il titolo del nuovo libro firmato da Tommaso “Piotta” Zanello, in libreria e negli store online pubblicato da Il Castello marchio Chinaski Edizioni. Dopo le precedenti esperienze editoriali con “Pioggia che cade, vita che scorre” del 2006 e “Troppo avanti: come sopravvivere al mondo dello spettacolo” del 2008, Piotta torna in libreria con un diario personale e generazionale, dove attraverso la sua storia umana e artistica, ripercorre la nascita della cultura Hip-Hop in Italia e della sua carriera. Un volume ricco di aneddoti (“Penso ancora alla faccia di Albertino all’Hip Hop Village quando mi dovette presentare con i miei folli e giganteschi occhiali funk anni ‘70”) e racconti personali. Dal rapporto con i genitori e il fratello recentemente scomparso, all’amicizia con tanti artisti storici del rap capitolino come Colle der Fomento, Cor Veleno, Flaminio Maphia, Ice One e tanti altri. Dalla nascita di una hit come “Supercafone”, ecco che la sua vita cambia e arriva il successo di massa. Quel pezzo lo cantavano tutti, lo ballavano tutti e tutti ripetevano i celebri scambi di battute del videoclip tra lui e Valerio Mastandrea. In fondo però in pochi hanno capito che “il nostro era un hip hop intellettuale declinato a greve, per fare colpo e arrivare alla pancia di tutto e tutti”. Un turbine di situazioni dove non sempre si trova a suo agio come il Festivalbar (“Una metafora degli anni Novanta, era tutto in playback, persino l’applauso del pubblico”), ma anche gli amici e i colleghi come J-Ax che gli disse “Hai spaccato, tu ne farai di strada!” oppure la gratitudine verso Jovanotti (“Se stavamo là a fare rap, lo dobbiamo anche un po' tutti a Lorenzo”).
Una no fiction novel che rivendica la paternità di quel rap italiano, cantato in italiano, che “per una famiglia media italiana il rap era solo un gioco. Noi ci siamo inventati questa professione in Italia, prima contro le famiglie, poi contro la miopia di molti addetti ai lavori”. Ma l’aneddoto più curioso avvenne a Latina, dove ci fu un battibecco con la sua crew e Neffa basato su motivi inconsistenti, alla presenza di un giovanissimo Tiziano Ferro.
Sullo sfondo lo show-biz con cui l’artista non avrà mai un bel rapporto, solo qualche “sveltina” come racconta nel libro. In particolare con la TV, “Su 100 proposte ricevute ne avrò declinate 90, dai talent ai reality, dalle ospitate alle fiction”. In questa storia c’è anche il cinema, Piotta ricorda infatti che per colpa di una casa discografica un suo brano non finì nella colonna sonora di un film di Matteo Garrone, preferendo un cinepanettone. Suo anche il primo film in assoluto legato all’Hip-Hop italiano, ovvero “Il Segreto del Giaguaro”. Un disastro al botteghino, ma oggi diventato un cult. E poi ancora con Suburra – La Serie. Non tutti sanno che la sigla della prima stagione, ovvero il fortunato brano “7 Vizi Capitale”, nasce per un film (mai uscito) che avrebbe dovuto sancire il ritorno di Tomas Milian sul grande schermo. E poi il teatro: Piotta ha condiviso il palco prima con l’ex giudice di Mani Pulite Gherardo Colombo in uno spettacolo sulla costituzione, poi con Andrea Camilleri in una rivisitazione del celebre romanzo “Pinocchio”.
La prefazione è affidata ai Manetti Bros., che proprio con Piotta hanno condiviso più di un set e la sincera passione per la musica rap.
L’uscita del libro sarà accompagnata poi da una serie di presentazioni in tutta Italia tra cui: 14/10 Palermo - I Candelai, 18/10 Milano - Feltrinelli Duomo, 19/10 Genova - Feltrinelli, 20/10, 21/10 Roma - Feltrinelli Appia. (Red)

 

 

 

"L’IDOLO DEI TEMPLARI" DI BARBARA FRALE

 

"L’idolo dei Templari" è il titolo dell'ultimo lavoro letterario della storica Barbara Frale, pubblicato da Rai Libri (pagine 512, euro 12). Siamo nel 1815: in una Londra tetra e fuligginosa, ignoti assassini pugnalano il conte Deguerne de Valois, un nobiluomo francese giunto in Inghilterra per missione diplomatica segreta. L’omicidio è messo in rapporto con la fuga di Napoleone dall’Isola d’Elba e il suo imminente ritorno al potere; certi simboli occulti lasciati sul cadavere, tuttavia, fanno sospettare che il movente politico non sia l’unico. Per evitare che lo scabroso delitto possa creare incidenti con la monarchia di Francia, le indagini sono affidate a Gaetano Polidori, un professore italiano residente a Londra, e al suo amico John Hinsley, procuratore del distretto di Kensington: i due formano una strana coppia in cui gli opposti si attraggono e si completano a vicenda, e già in passato si sono rivelati molto utili per svolgere indagini discrete su persone “intoccabili” dalle comuni forze dell’ordine.
Un fatto in particolare stuzzica l’istinto da segugio di Hinsley e colpisce la vasta cultura di Polidori: il francese è stato ucciso davanti alla chiesa di Temple Church, quartier generale dei Cavalieri Templari del Medioevo; il conte discendeva da Filippo il Bello, il sovrano che distrusse l’ordine dei Templari, e ciò potrebbe non essere casuale. Circolano infatti oscure leggende riguardo alla maledizione che i Templari gettarono sulla stirpe dei re di Francia, e molto si parla dei riti occulti praticati dai Templari per venerare un idolo che dispensava loro ricchezze e potere: per tali accuse l’ordine fu processato e condannato nel 1314.
Il mito però non si è mai estinto: molte nobili famiglie inglesi vantano antenati Templari e conservano con fierezza antiche tradizioni legate all’ordine; tra queste primeggiano i potenti signori di Gonneville: uno di loro fu visto litigare con il conte Deguerne de Valois poche ore prima che finisse pugnalato a morte. Polidori, esperto di Storia, è sicuro che il simbolo lasciato sul corpo del francese assassinato risalga al Medioevo: i Templari lo usavano per evocare in segreto la loro oscura divinità. Sfruttando il tenero sentimento nato tra la giovane Laura, figlia di Polidori, e l’aitante David, figlio di lord Gonneville, i due investigatori organizzano una vacanza nel Kent allo scopo di entrare in confidenza con quella famiglia tanto prestigiosa. Laura e David capiranno che l’amore è un dio tiranno e ribelle a ogni regola sociale, mentre Hinsley e Polidori impareranno a proprie spese che il potere dei Templari non è mai tramontato: secoli di clandestinità hanno reso l’ordine più forte che mai, pronto a risorgere dalle sue ceneri.

 

L'AUTRICE. Barbara Frale è una storica del Medioevo, nota per le sue ricerche sui Templari. Autrice di varie monografie, ha partecipato a trasmissioni televisive e documentari storici. Ha curato la consulenza storica per la serie I Medici. Masters of Florence in onda sulla Rai ed è autrice, insieme a Franco Cardini, del saggio La Congiura. Ha pubblicato con successo i romanzi I sotterranei di Notre-Dame, In nome dei Medici, Cospirazione Medici, La torre maledetta dei templari, Leonardo da Vinci. Il mistero di un genio, I labirinti di Notre-Dame e il saggio I grandi imperi del Medioevo.

 

CARLO TRIGILIA, SFIDA DISUGUAGLIANZE CONTRO DECLINO SINISTRA

Perché le classi deboli si stanno allontanando dai partiti di sinistra? La sinistra di oggi saprà contrastare le disuguaglianze e difendere la democrazia? Queste la domande che si pone il professor Carlo Trigilia nel saggio "La sfida delle disuguaglianze. Contro il declino della sinistra", pubblicato dal Mulino. Le disuguaglianze sono molto cresciute nelle democrazie avanzate. Le conseguenze della pandemia e l’invasione dell’Ucraina contribuiscono ad aggravare il quadro. La sinistra europea e quella italiana si trovano così ad affrontare una nuova sfida, decisiva non solo per il loro futuro, ma anche per quello del capitalismo democratico. L’elettorato popolare, che ne costituiva il fulcro, alimenta infatti l’esodo verso l’astensionismo e verso la nuova destra radicale, attratto dalla protesta e dal populismo. A fronte del peggioramento delle condizioni di lavoro e di vita, vecchi e nuovi gruppi più a disagio non si sentono oggi rappresentati. Questo volume, valendosi di un ampio materiale di ricerca, indaga sulle difficoltà della sinistra europea - con l’eccezione interessante dei paesi nordici - nel contrastare le nuove disuguaglianze come aveva fatto negli anni del grande sviluppo post-bellico. Ma mette anche in luce come la sfida non sia persa. C’è ancora un futuro per il capitalismo democratico: passa da un riorientamento dell’offerta politica della sinistra di cui vengono qui discusse condizioni e possibilità. Carlo Trigilia è professore emerito di Sociologia Economica nell’Università di Firenze. È membro dell’Accademia Nazionale dei Lincei ed è stato ministro per la coesione territoriale nel 2013-14. Fra i suoi libri con il Mulino: «Grandi partiti e piccole imprese» (1986); «Sviluppo senza autonomia. Effetti perversi delle politiche nel Mezzogiorno» (1992). Da ultimo ha curato «Capitalismi e democrazie. Si possono conciliare crescita e uguaglianza?» (2020).

 

 

 

 

 

 

 

 

"LA SIBILLA. VITA DI JOYCE LUSSU" RACCONTATA DA SILVIA BALLESTRA

"Laggiù, in una bella casa di campagna tra Porto San Giorgio e Fermo, vive una donna formidabile, saggia e generosa, ricchissima di pensieri, intuizioni, toni, bellezza, forza, argomenti, intelligenza. La mia Joyce, la mia sibilla". Silvia Ballestra pubblica per Laterza "La Sibilla. Vita di Joyce Lussu" (pagine 248, euro 18). Lungo tutto il secolo breve, una donna bellissima e fortissima pensa, scrive, agisce, lotta. Viaggia prima per studio, poi attraversando fronti e frontiere dell’Europa occupata dai nazifascismi: Parigi, Lisbona, Londra, Marsiglia, Roma, il Sud dell’Italia dove sono arrivati gli Alleati. Documenti falsi, missioni segrete, diplomazia clandestina. Joyce, insieme al marito Emilio Lussu e ai compagni di Giustizia e Libertà, sostenuta nelle sue scelte dalla sua famiglia di origine, è in prima linea nella Resistenza. Poetessa, traduttrice, scrittrice, ha sempre coniugato pensiero (prefigurante, modernissimo) e azione. Azione che prosegue nel dopoguerra con la ricerca di poeti da tradurre per far conoscere le lotte di liberazione degli altri paesi, in particolare dell’Africa e del Curdistan. Nazim Hikmet, Agostinho Neto, i guerriglieri di Amílcar Cabral che compongono canti di lotta durante le marce, sono alcuni degli autori che Joyce ‘scopre’ e propone attraverso traduzioni rivoluzionarie. Rievocando le scelte, gli incontri, le occasioni, ripercorriamo l’esistenza di questa donna straordinaria (laica, cosmopolita, ‘anglo-marchigiana’) e il suo essere, da sempre, riferimento per molte donne e molti giovani.

L'AUTRICE. Silvia Ballestra, marchigiana, vive e lavora a Milano. È autrice di romanzi, raccolte di racconti e saggi pubblicati per i maggiori editori italiani. Tra i suoi libri, tradotti in varie lingue: Compleanno dell’iguana; Gli Orsi; Nina; I giorni della Rotonda; Joyce L. Una vita contro; Amiche mie; Vicini alla terra. Storie di animali e di uomini che non li dimenticano quando tutto trema; La nuova stagione. Dal suo La guerra degli Antò è stato tratto l’omonimo film diretto da Riccardo Milani. Per Laterza ha pubblicato Christine e la città delle dame.

(© 9Colonne - citare la fonte)