“COMANDANTE” DI EDOARDO DE ANGELIS E SANDRO VERONESI
“Si dicono tante cose di lui, che era a bordo del Malaspina quando ha affondato la British Fame, che è un mago, un fachiro, un ipnotizzatore, che non dorme mai”: questo sanno del loro Comandante gli uomini che all’alba del 28 settembre 1940 si imbarcano sul sommergibile Cappellini per andare alla guerra. Sanno anche che il Comandante potrebbe rimanere a terra, al riparo, perché un incidente lo ha condannato a vivere in un busto d’acciaio che gli toglie il fiato. E invece lui, Salvatore Todaro, è lì, pronto a guidarli al di là delle mine che rendono Gibilterra una trappola, a combattere per l’Italia nell’oceano aperto, e “quando lui è sicuro, ti senti sicuro”. Marcon, aiutante di bordo, il volto sfigurato dall’acetilene e quell’accento venexian che piace tanto al Comandante. Schiassi, il marconista, che con l’idrofono ausculta le profondità. Stumpo, il motorista-corallaro, capace di riconoscere i polpi femmina. Stiepovich, il tenente di Trieste che ha portato con sé il violino. Giggino, il cambusiere, che ancora non sa quanto scaldano il cuore le patatine fritte... Sono le loro voci a raccontare la sorda monotonia delle ore in immersione e il momento cruciale in cui, lungo la linea immobile dell’orizzonte, si profila la sagoma di un mercantile a luci spente. Bisogna affondarlo, sfidare la morte propria e quella dei nemici: è allora che il Comandante prende una decisione fatale, capace di rischiarare la notte. Perché i corpi che galleggiano nel mare nero per lui non sono nemici, sono naufraghi. Raccontando e restituendo al nostro legittimo orgoglio uno degli episodi meno conosciuti e più luminosi dell’ultima guerra, Edoardo De Angelis e Sandro Veronesi in “Comandante” (Bompiani) denunciano la barbarie di ogni conflitto e celebrano la grandezza dei valori dell’umanità quando ci sono donne e uomini pronti ad affermarli nonostante tutto.
GLI AUTORI. Edoardo De Angelis è nato a Napoli nel 1978. Ha esordito al cinema nel 2011 con il film Mozzarella Stories; è regista, sceneggiatore e produttore di Perez. del 2014 e di Indivisibili del 2016, vincitore di premi tra cui cinque Nastri d’argento e sei David di Donatello. Nel 2018 pubblica il romanzo Il vizio della speranza, da cui trae l’omonimo film vincitore del premio del pubblico alla Festa del Cinema di Roma oltre che del premio per miglior regista e miglior attrice protagonista al Tokyo International Film Festival, e di un David di Donatello, due Ciak d’oro e tre Nastri d’argento. Nel 2020 dirige il film per la televisione Natale in casa Cupiello, primo capitolo di una trilogia tratta dalle commedie di Eduardo De Filippo che prosegue nel 2021 con Sabato, domenica e lunedì e Non ti pago. Tra il 2021 e il 2022 dirige una serie in sei episodi tratta dal romanzo di Elena Ferrante La vita bugiarda degli adulti. È sposato e ha due figli. Sandro Veronesi è nato a Firenze nel 1959. È laureato in architettura. Ha pubblicato, tra gli altri, Per dove parte questo treno allegro (1988), Gli sfiorati (1990), Venite venite B-52 (1995), La forza del passato (2000, Premio Campiello e Premio Viareggio-Rèpaci), Brucia Troia (2007), XY (2010, Premio Superflaiano), Baci scagliati altrove (2011), Terre rare (2014, Premio Bagutta), Non dirlo. Il Vangelo di Marco (2015). Ha vinto il premio Strega nel 2006 con il romanzo Caos calmo – tradotto in venti paesi e vincitore anche dei premi Fémina e Méditerranée – e nel 2020 con Il colibrì. Ha collaborato con numerosi quotidiani e quasi tutte le riviste letterarie. Ha cinque figli e vive a Roma. (Roc)
FOSCO MARAINI, LE PIETRE DI GERUSALEMME
Il Mulino pubblica “Le pietre di Gerusalemme. D'oro, di rame, di luce e di sangue” di Fosco Maraini. Che cos’è un sasso rispetto a un uomo? Solo un frammento di sabbia rappresa, di calcare compatto. Ma la pietra resta, e su di lei scorrono i millenni come rugiada di tempo. A Gerusalemme uomo e pietra s’incontrano, convergono l’uno nell’altra: ciascun sasso ha un passato drammatico, e se potesse parlare racconterebbe lacrime e calore di corpi, talvolta grida di festa, ma più spesso urla di dolore. In questo libro a lungo dimenticato ed edito solo in inglese nel 1969, Fosco Maraini attraversa con sapienza filosofico- teologica e archeologico-antropologica, la città cosmopolita e caotica delle tre religioni. Si affida agli edifici, soprattutto a quelli sacri, come il santuario musulmano detto «Cupola della Roccia», o la cappella-collina del Calvario, o alla pietra del Sepolcro, per raccontare una vicenda di uomini e di Dio: poiché Gerusalemme sconfina ovunque nell’invisibile, ed è questo che la rende unica. La storia potente e suggestiva di una sacralità contesa e conflittuale, perfettamente attuale nella sua complessità. Fosco Maraini è stato docente di Lingua e Letteratura Giapponese all’Università degli Studi di Firenze. Tra le sue tante pubblicazioni, ricordiamo le più note: “Segreto Tibet” (2000), “Ore giapponesi” (2008), entrambe rieditate da Corbaccio, e l’autobiografia “Case, amori, universi” (La nave di Teseo, nuova ed. 2019). Maria Gloria Roselli è curatrice del Museo di Antropologia - Sistema Museale di Ateneo dell’Università di Firenze, dove si è, tra l’altro, dedicata allo studio delle collezioni donate da Fosco Maraini. (Red – Roc)
FEDERICO CANACCINI RACCONTA IL MEDIOEVO IN 21 BATTAGLIE
Cavalieri, fanti, arcieri e poi armi, strategie, tecniche. Questi sono gli elementi che fanno una battaglia. Ma se osserviamo con attenzione il ‘volto della guerra’ ci riconosciamo molto altro: emozioni, cultura, contesti, personalità e caratteristiche individuali. Un nuovo racconto del Medioevo in 21 momenti fatali che hanno deciso la Storia, curato da Federico Canaccini nel saggio “Il Medioevo in 21 battaglie” (Laterza). Quando pensiamo al Medioevo, automaticamente ci vengono in mente immagini di spade, castelli e armature. Quasi ogni cosa che ricordiamo di questo periodo storico ha a che fare con battaglie, duelli o assedi. Mai come nei mille anni dell’Età di Mezzo, la guerra ha occupato uno spazio così centrale nella vita degli uomini. In queste pagine troveremo tutte le battaglie più famose, da Hastings ad Azincourt, da Poitiers a Bouvines, ma più volte ci stupiremo inoltrandoci in luoghi lontani, sconosciuti e affascinanti: dalle umide pianure indiane alle gole del Tagikistan, dalle acque del Giappone fino alle inesplorate valli dell’Impero azteco, dai ghiacci del Baltico fino al profondo deserto d’Arabia. Ciascuno di questi 21 ‘fatti d’arme’ diventa un prisma attraverso il quale conosciamo gli avanzamenti dell’῾arte della guerra’, ma anche uomini, culture, contesti. Un libro che piacerà a tutti gli appassionati di storia militare e che ha l’ambizione di proporre uno sguardo nuovo, capace di coinvolgere tutti coloro che amano la storia. Federico Canaccini, medievista, si occupa da anni di storia comunale italiana, con una particolare attenzione al conflitto tra le fazioni dei Guelfi e dei Ghibellini. Ha insegnato Storia della guerra nel Medioevo alla Catholic University of America di Washington, Paleografia latina alla LUMSA di Roma e attualmente insegna Paleografia e Filosofia medievale alla Università Pontificia Salesiana di Roma. In qualità di ricercatore all’Università di Princeton ha intrapreso un lavoro di edizione critica di Questioni quodlibetali e di trattati astrologici inediti. È assiduo collaboratore della rivista “Medioevo”, di cui cura la rubrica d’apertura. Tra le sue pubblicazioni, Ghibellini e ghibellinismo in Toscana da Montaperti a Campaldino (2007), Matteo d’Acquasparta tra Dante e Bonifacio VIII (2008) e Al cuore del primo Giubileo (2016). Per Laterza è autore di 1268. La battaglia di Tagliacozzo (2018) e 1289. La battaglia di Campaldino (2021). (Roc)
“COME ERAVAMO” DI GUIDO BARBUJANI
Finalmente possiamo vederli, i nostri antenati. Grazie alla bravura degli artisti, dei paleontologi che hanno disseppellito e amorevolmente ricostruito vecchi scheletri e dei genetisti che spesso sono riusciti a leggere il loro DNA, la nostra curiosità trova un oggetto più concreto, che ci interpella e ci emoziona. Uno dei più importanti genetisti italiani ci racconta la storia di come eravamo e com’era la vita quotidiana milioni di anni fa, a partire dai volti dei nostri antenati restituiti in quindici magnifiche sculture iperrealistiche. Questi i temi del saggio “Come eravamo. Storie dalla grande storia dell'uomo” di Guido Barbujani (Laterza). Dal primo avventurarsi su due gambe nelle pianure africane alla produzione di pitture rupestri, piramidi, bastimenti, parlamenti e molto altro: tanto si è scritto sul cammino evolutivo dell’umanità grazie al lavoro di paleontologi, archeologi e genetisti. Ciascuno di loro ha messo un tassello a formare un quadro generale della nostra storia. Ma oggi siamo riusciti a compiere un altro passo: con la capacità che abbiamo acquisito di leggere a fondo il DNA di tante persone, passate e presenti, e di interpretarne le differenze, quei resti non solo ci danno un’idea delle migrazioni, degli scambi, dei processi di adattamento all’ambiente che hanno fatto di noi quello che siamo, ma ci hanno anche permesso la ricostruzione delle sembianze dei nostri antenati. Il lavoro scrupoloso di un gruppo di artisti ci fa finalmente guardare in faccia Homo erectus, che per primo ha imparato a maneggiare il fuoco, e i piccoli ominidi dell’isola di Flores in Indonesia, che qualcuno ha ribattezzato hobbit; i vecchi europei, gli uomini di Neandertal e quelli nuovi come Ötzi, l’uomo dei ghiacci del Museo di Bolzano, e tanti altri. Guardandoli negli occhi possiamo capire meglio quanto abbiamo in comune, quanto ci siano vicini, quanto è vero che, nonostante la grande distanza temporale, noi in qualche modo siamo loro. Guido Barbujaniinsegna Genetica all’Università di Ferrara. Si occupa delle origini e dell’evoluzione della popolazione umana. Ha pubblicato testi letterari, tra cui Questione di razza (Mondadori 2003) e Soggetti smarriti. Storie di incontri e spaesamenti (Einaudi 2022), e i saggi Lascia stare i santi (Einaudi 2014), Contro il razzismo. Quattro ragionamenti (con M. Aime, C. Bartoli e F. Falloppa, Einaudi 2016), Il giro del mondo in sei milioni di anni (con A. Brunelli, Il Mulino 2018), L’invenzione delle razze (Bompiani nuova edizione 2018), Sillabario di genetica per principianti (Bompiani 2019) e Europei senza se e senza ma (Bompiani nuova edizione 2021). Per Laterza è autore di Gli africani siamo noi. Alle origini dell’uomo (2016) e Sono razzista ma sto cercando di smettere (con P. Cheli, nuova edizione 2022).
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