A Vicenza l’omaggio all’arte di Elena Xausa: Intesa Sanpaolo apre al pubblico dallo scorso 15 aprile al 10 settembre alle Gallerie d’Italia - Vicenza la mostra "EX - Illustri x Elena Xausa", cuore di un laboratorio creativo che per cinque mesi coinvolgerà gli appassionati di illustrazione nella sede museale vicentina della Banca. L’iniziativa, patrocinata dal Comune di Vicenza, è promossa e curata da Intesa Sanpaolo e Illustri, Associazione Culturale curatrice della manifestazione internazionale biennale Illustri Festival a cui la Banca partecipa dal 2015 ospitando a Palazzo Leoni Montanari la sezione "Illustrissimo", con importanti nomi come Pablo Lobato, Noma Bar, Malika Favre e Christoph Niemann. Con questa mostra il museo di Vicenza dà avvio a un appuntamento annuale dedicato all’illustrazione contemporanea internazionale. Protagonista del progetto espositivo è Elena Xausa (1984-2022), illustratrice e artista italiana di fama internazionale recentemente scomparsa. Il titolo "EX" trae origine dalla modalità con cui firmava le sue opere ma anche dal significato etimologico della parola: "EX" come moto da luogo, come punto di partenza e come causa. Questo progetto è infatti pensato come omaggio all’artista e, insieme, come un cantiere in movimento, che prende spunto dall’energia di Xausa per coinvolgere un’ampia comunità creativa. Elena Xausa ha vissuto a Venezia, Berlino, Milano e New York, lavorando per riviste, magazine di livello mondiale come The New Yorker, The New York Times, Le Monde, Les Echos, Monocle, Vogue, Esquire, Vanity Fair, Icon Design e importanti brand come Apple, Nike, Fendi e molti altri. La sua ricerca artistica l’ha portata a esplorare le infinite possibilità del disegno e a sviluppare il proprio lavoro anche nella terza dimensione, con la creazione di installazioni site specific, oggetti di design e capi d’abbigliamento. In mostra 200 lavori dell’artista. La prima sala EXperimenti, la più intima del percorso creativo di Elena Xausa, è interamente dedicata al dietro le quinte dei suoi lavori e alla sua ricerca personale: una parte significativa dei suoi sketchbook, per la prima volta esposti al pubblico, ma anche ceramiche e sculture. La sezione EXpo è dedicata alla produzione artistica dal 2009 al 2019, che ha visto Elena Xausa uscire dai confini dell’Italia, dapprima in Europa e poi a New York dove si è stabilita per alcuni anni. EXpo prosegue con le collaborazioni e le pubblicazioni più importanti dei dieci anni di carriera di Elena, dalle più note testate giornalistiche internazionali alle aziende più di tendenza dello scenario europeo e internazionale. EXnovo è lo spazio del percorso dedicato a testimoniare come l’energia di Elena Xausa continua il suo viaggio, grazie alle opere di 100 illustratori, designer e artisti chiamati a raccontare la creatività dell’artista attraverso altrettanti omaggi inediti, che verranno messi a disposizione al termine della mostra per raccogliere fondi a favore di AIRC - Associazione Italiana Ricerca sul Cancro. Tra gli artisti Matteo Cibic, Ale Giorgini, Luca Zamoc, Guido Scarabottolo, Giorgia Lupi, Mauro Gatti, Koes, Manuele Fior, Basik, Sarah Mazzetti, Emiliano Ponzi, Lorenzo Fonda, Lavinia Xausa, Luca Font, Massimo Giacon e Riccardo Guasco. (Sis)
"DIALOGO 02": A MILANO L'ARTE DI VINCENZO AGNETTI E LUCA POZZI
In occasione della settimana dell’arte milanese e della fiera Miart, l’Archivio Agnetti a Milano ospiterà dallo scorso 12 aprile fino al 15 luglio la mostra “Dialogo 02. Vincenzo Agnetti e Luca Pozzi”, che mette in dialogo le opere di Vincenzo Agnetti con quelle del giovane artista Luca Pozzi (Milano, 1983). L'esposizione, ideata come site specific, è l’occasione per assistere all’incontro tra due sculture generative, la “Macchina drogata” del 1967 di Agnetti e “Arkanian Shenron” realizzata da Pozzi nel 2020: da una lato la calcolatrice Olivetti Divisumma 14, manipolata personalmente da Vincenzo Agnetti in modo che eseguendo normali operazioni matematiche vengano prodotti dei testi; dall’altro una scultura in bronzo di Pozzi equipaggiata di un rivelatore di particelle, realizzato in collaborazione con l’Istituto Nazionale di fisica nucleare, e di un’intelligenza artificiale capace di tradurre il passaggio dei muoni provenienti dallo spazio in messaggi dal sapore divinatorio e di condividerli in real-time su Twitter. Il progetto prevede, inoltre, una cometa digitale ricostruita da Pozzi a partire dalle stratigrafie originali dell’European Spacial Agency su cui sono stati collocati alcuni “Assiomi” di Agnetti e un dialogo tra la performance “Lezione di design” degli anni '70 e operazioni virtuali della contemporaneità artistica. Si tratta dunque di un’esposizione intergenerazionale su due ricerche accomunate dall’ossessione per il linguaggio e per i processi probabilistici che tendono alla perfezione, ma che sono soggetti all’irresistibile imprevedibilità della fluttuazione e della caduta. La mostra è accompagnata dalla pubblicazione, a cura dell’Archivio Vincenzo Agnetti, dei Quaderni dedicati rispettivamente alla mostra del “Dialogo 01” (allestita nel 2022) e a questa che inaugura “Dialogo 02”. Vincenzo Agnetti è stato una figura di primo piano nel panorama dell’arte concettuale e la sua intensa attività artistica, concentrata in quindici anni dal 1966 al 1981, trae linfa da uno straordinario lavoro, iniziato ancor giovanissimo, di ricerca e di sperimentazione nel campo della poesia, della pittura e della tecnologia. Ha viaggiato molto, accumulando scritti, progetti, schemi, idee, costruendo e sedimentando nei suoi Quaderni argentini quello che esprimerà nel suo lavoro. Il fermento degli anni ‘70 è stato il contesto ideale per sviluppare il suo discorso: le sue opere, infatti, si propongono come strumenti critici che si incuneano nella ricerca dell’intervallo, dell’interspazio, del margine. (gci)
A TORINO LE FOTO DI VITTORIO ZUMAGLINO
Il racconto della Torino del '900 nelle immagini di Vittorio Zumaglino: il Museo Nazionale del Cinema ospiterà infatti, dallo scorso 14 aprile fino al 26 giugno sulla cancellata storica della Mole Antonelliana di Torino, “La città al lavoro” di Vittorio Zumaglino, a cura di Roberta Basano ed Elena Boux, un’esposizione di 25 fotografie in bianco e nero scattate negli anni ’30 da Vittorio Zumaglino e di cui il Museo conserva l’archivio fotografico. Il tema del lavoro è uno dei soggetti privilegiati dalla fotografia: autori anonimi e firme celebri hanno infatti definito un’enciclopedia visiva delle grandi trasformazioni urbane, industriali e sociali tra Ottocento e Novecento. Anche il Piemonte ha celebrato queste tematiche attraverso l’occhio dei suoi fotografi: tra questi Vittorio Zumaglino, che ha raccontato con il gusto del suo tempo i cambiamenti di Torino e del territorio durante il ventennio fascista, ritraendo cantieri, stabilimenti, macchine e uomini al lavoro, tutti simboli della modernità. Il periodo a cavallo tra le due guerre è per Torino un momento di grande espansione, e le immagini documentano il nuovo ciclo di urbanizzazione, con la città che si trasforma profondamente per diventare pienamente novecentesca, con edifici e modelli architettonici che la rendono ad uso e consumo della borghesia, la nuova classe emergente, figlia della forte crescita industriale della città. Le fotografie in mostra non si esauriscono nella semplice documentazione ma rivelano lo sguardo di Zumaglino sulla città o sulla fabbrica intese come organismi viventi in cui ogni parte è in relazione con l’altra, l’operaio e il suo lavoro, un passante e la città. In questa relazione, non sfuggono al suo occhio le tracce lasciate dall’umanità che ha attraversato quei luoghi, come le scarpe e gli attrezzi vicino a un tombino che ci ricordano la presenza, al suo interno, di un fognaiolo al lavoro. “Questo omaggio vuole essere il primo passo verso la valorizzazione di uno dei più importanti fotografi italiani della prima metà del ‘900, la cui opera in realtà è praticamente sconosciuta - sottolineano Enzo Ghigo e Domenico De Gaetano, rispettivamente presidente e direttore del Museo Nazionale del Cinema - in attesa di dare alle stampe nel 2024 un volume con un’ampia selezione delle più belle immagini del fondo Zumaglino, che conta oltre 28.000 fotografie ed è stato donato nel 1992 al Museo Nazionale del Cinema dalla figlia Piera, figura centrale del movimento femminista italiano”. Vittorio Zumaglino (Torino 1904 –1967), noto anche come Zuma, è stato giornalista del quotidiano “La Stampa”, inviato sportivo e fotografo amatoriale (sono celebri le sue cronache e i reportage fotografici del Giro d’Italia e del Tour de France). Passò successivamente al cinema come produttore per la Taurus, fino al suo fallimento nel 1956. Le sue fotografie, realizzate tra l’inizio degli anni ’30 fino alla fine degli anni ’50, sono state esposte in diverse mostre e pubblicate su “La Stampa” e in libri fotografici. (redm)
A VENEZIA GLI SCATTI DI FRANCOIS JEUDY-KRANTZ
Una mostra alla scoperta degli scatti di Francoise Jeudy-Krantz: dal 5 al 28 maggio sarà visitabile, presso lo spazio Multimedial Laboratory Art Conservation di Venezia, la mostra “Architettura e Natura”, curata da Roberta Lombardo. L’architettura e la natura sono il filo conduttore del percorso espositivo, formato da circa trenta opere e suddiviso in cinque sezioni. Saranno a disposizione del pubblico anche libri di fotografie di Francoise Jeudy-Krantz e di poesie di Jean-Michel Jeudy. Francoise Jeudy-Krantz è nata a Strasburgo. La sua prima proiezione di diapositive risale al 1972, quando seguì le Olimpiadi di Monaco come hostess. Numerose sono le esposizioni alle quali ha partecipato, sia personali a Strasbourgo, Brides-les-Bains e Méribel, che collettive con i colleghi del Photo-Cine-Club d’Alsace in gallerie o al Festival International de photo di Benfeld. L’artista frequenta diversi Photo Club in Francia (Alsazia, Mougins, Cannes) e fa parte della Féderation Photographique de France. È, con il marito Jean-Michel Jeudy, membro dell’Accademia delle scienze, delle Lettere e delle Arti d’Alsazia. “EMOIS” è l’ultima raccolta di poesie del marito che Francoise ha illustrato. (gci)
ALLA SCOPERTA DELLA RACCOLTA BOLOGNA BUONSIGNORI A PIENZA
Un appuntamento imperdibile per scoprire i dipinti dell’Ottocento e del Novecento provenienti dalla raccolta Bologna Buonsignori: a partire dallo scorso 17 aprile e fino al 29 ottobre, il Palazzo Piccolomini di Pienza ospiterà la mostra “Da Palizzi a Severini. Pittori italiani tra Ottocento e Novecento nella raccolta Bologna Buonsignori”, curata da Silvestra Bietoletti, Roberto Longi e Laura Martini, promossa e realizzata dalla Società di Esecutori di Pie Disposizioni, con la collaborazione del Comune di Montepulciano (SI), della Soprintendenza Archeologia Belle Arti e Paesaggio per le province di Siena, Grosseto, Arezzo e organizzata da Opera Laboratori. L’esposizione vuole portare alla conoscenza del pubblico la raccolta Bologna Buonsignori, donata alla Società di Esecutori di Pie Disposizioni da Luigi e Leopoldo Bologna Buonsignori, rendendo visitabile l’importante e ricca collezione di opere d’arte costituita dal padre Clemente Bologna e dallo zio Giovanni Battista. La raccolta, un tempo conservata presso Pienza a Palazzo Massaini e in seguito nella villa Il Comizio di Montepulciano, è formata da numerosi nuclei collezionistici: reperti archeologici e paleontologici, armi antiche, ceramiche di varie manifatture italiane, porcellane orientali, gioielli di tradizione contadina e di gusto borghese, medaglie e monete dall'antichità all'epoca odierna, nonché dai dipinti ottocenteschi e novecenteschi oggetto di questa esposizione. La mostra, attraverso settanta opere, fra pitture a olio, disegni e stampe, ripercorre uno spaccato della cultura figurativa italiana dall’Unità al secondo dopoguerra, e permette di conoscere le scelte collezionistiche dell’avvocato Bologna volte soprattutto a testimoniare l'attività di pittori operanti nelle terre a lui familiari della Val d’Orcia e della bassa Maremma, senza tuttavia trascurare l’arte nazionale. Il Comune di Montepulciano, inoltre, ha aderito alla richiesta di collaborazione con la Società per trasferire la mostra nel 2024 proprio a Montepulciano, nel Museo Civico Pinacoteca Crociani. La raccolta Bologna Buonsignori è permanentemente custodita a Siena, nel palazzo appartenente alla Società di esecutori delle Pie Disposizioni, nel museo intitolato al nome dei donatori, inaugurato nel gennaio 1983. L’itinerario della mostra è scandito in tre sezioni: la prima è dedicata agli artisti di fama che ebbero legami diretti con Clemente Bologna, ovvero Gino Severini, Giuseppe Viner e Paride Pascucci. La seconda sezione prende l'avvio dalle opere di Lionello Balestrieri, artista assurto alla notorietà internazionale con il dipinto Beethoven presentato all'Esposizione Universale di Parigi nel 1900, e prosegue illustrando le molteplici espressioni della cultura figurativa italiana dalla metà dell'Ottocento al Novecento inoltrato, da Filippo Palizzi a Ettore Tito e Angiolino Tommasi. Nella terza sezione, accanto a opere di Pascucci, Arturo Viligiardi e Giuseppe Stuart, quale ulteriore conferma dell'interesse di Clemente Bologna per gli autori attivi nelle terre di sua pertinenza, sono esposti i dipinti entrati nella collezione con attribuzioni false sia ad autori ottocenteschi sia del Rinascimento. Della produzione di falsi in “stile” nata alla fine dell’Ottocento, la mostra presenta tre esemplari di rilievo, derivati da Sano di Pietro e da pittori rinascimentali, eseguiti con abile perizia tecnica a imitazione dell’antico dai due noti “falsari” senesi Federico Joni e Umberto Giunti. (gci)
NELLA FOTO: Dettaglio dell’illustrazione di Elena Xausa per Apple.
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