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L’onda della plastica travolge i nostri mari, ma le iniziative per ripulirli non mancano

Spiaggia che vai, plastica che trovi: è questa la triste realtà che riguarda fiumi, mari e oceani di tutto il mondo, ridotti a vere discariche di plastica a cielo aperto.


Secondo il report “Responsabilità e Rendicontazione” del WWF, dal 2000 ad oggi, il mondo ha prodotto quantitativi di plastica pari alla somma di tutti i quantitativi degli anni precedenti e, sebbene questo problema abbia solo pochi decenni, già oltre il 75% di tutta la plastica prodotta è diventata un rifiuto: un terzo di questa, è disperso in natura. Una ricerca commissionata da The Pew Charitable Trusts e SYSTEMIQ mostra che, di questo passo, la quantità di marine litter legato alla plastica – il rifiuto più abbondante in mari e oceani – potrebbe triplicare nei prossimi 20 anni. Tutti dati abbastanza concreti, questi, e che vengono forniti nel tentativo di sensibilizzare governi, consumatori e aziende sul tema dell’inquinamento marino. Per fortuna, se gli studi e le ricerche sul tema sono numerosi, altrettanto sono le iniziative pensate per contrastare questa dannosa pratica. Tra queste è degna di menzione l’idea tutta italiana di Outdoor Portofino, un’associazione sportiva ecosostenibile che, anche con l’assistenza del CNR, ha dato il via al progetto “Crabs”: pulire dalle micro e macro plastiche le coste del parco di Portofino con l’aiuto di “granchi umani” acchiappa-plastica a bordo di kayak. Il nome del progetto non è una casualità: il granchio è l’animale che meglio rappresenta l’attività che vedrà protagonista il team. Come lui, infatti, i partecipanti si muoveranno nella fascia appena sopra e appena sotto il livello del mare per andare a ripulire la costa dai rifiuti. Spostandoci dall’altro lato dell’Atlantico, tra coloro che nel 2017 hanno risposto alla chiamata degli oceani in agonia troviamo l’associazione 4Ocean. Nata negli Stati Uniti, ne fanno parte, oltre a un nucleo stabile di dipendenti, per lo più pulitori locali: volontari, giovani, lavoratori, anziani e addirittura turisti che quotidianamente scandagliano la costa e il largo a caccia dei rifiuti pericolosi. Solo nel primo anno della sua attività, l’associazione ha raccolto circa 40mila chili di immondizia dalle acque e dalle coste di USA, Caraibi e Canada. Verrà naturale chiedersi come sia possibile sostenere economicamente una simile e così estesa campagna di pulizia degli oceani. Infatti, 4Ocean vende braccialetti unici, realizzati con uno spaghetto colorato in cui sono infilate perle di vetro trasparente: per ogni bracciale venduto 4Ocean rimuove il corrispettivo di un chilo di immondizia. Lo spaghetto e le perle provengono, ovviamente, da bottiglie di plastica e vetro riciclati.

(© 9Colonne - citare la fonte)