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direttore Paolo Pagliaro

Gallerie d’Italia, esposta collezione Agrati e omaggio a Rauschenberg

Mostre
Le grandi mostre in programma in Italia e quelle che hanno l'Italia, attraverso i suoi grandi artisti, come protagonista nel mondo. Lo "Speciale mostre" è un viaggio tra capolavori, opere d'avanguardia e sperimentali, pittura e scultura, memoria e identità, storia e filosofia, un tributo all'arte e ai suoi protagonisti e un modo per scoprire quanto di buono fanno le istituzioni nazionali e locali per il nostro patrimonio culturale e di creatività.

Gallerie d’Italia, esposta collezione Agrati e omaggio a Rauschenberg

Intesa Sanpaolo apre al pubblico dallo scorso 30 maggio fino al 5 ottobre, alle Gallerie d’Italia di Milano, l’esposizione “Una collezione inattesa. La Nuova Arte degli Anni Sessanta e un Omaggio a Robert Rauschenberg”, a cura di Luca Massimo Barbero, curatore associato delle collezioni di arte moderna e contemporanea della banca. Le collezioni di Intesa Sanpaolo, ancora una volta, si rivelano al grande pubblico in modo inatteso e sorprendente, grazie anche al fondamentale contributo della collezione Luigi e Peppino Agrati, oggi parte del patrimonio artistico della Banca. Un’occasione unica per esplorare l’evoluzione dell’arte contemporanea, attraverso una selezione di lavori raramente esposti insieme. L’esposizione, oltre 60 opere, si sviluppa nelle sale delle Gallerie d’Italia di Milano offrendo al pubblico un viaggio ricco e articolato che attraversa la grande sperimentazione radicale degli anni Sessanta per arrivare agli sviluppi più significativi del decennio successivo. Il percorso si arricchisce di dialoghi tra opere rappresentative della cultura visiva concettuale sia europea che americana. Il cuore della mostra è l’omaggio al grande artista Robert Rauschenberg. Il 2025 segna il centenario della sua nascita e, in questa occasione speciale, viene celebrato il suo profondo legame con l’Italia e Peppino Agrati, amico e collezionista. Grazie a questo legame, è possibile presentare insieme un nucleo di 17 opere, tra cui il capolavoro Blue Exit del 1961. Particolare rilevanza, anche in questo caso, riveste il rapporto tra Peppino Agrati e Lucio Amelio, rappresentato in mostra dall’opera Trasmettitore Argento Glut del 1987 proveniente dalla storica esposizione organizzata dal gallerista napoletano. Accanto alle grandi opere e ai disegni, la mostra include litografie straordinarie che raccontano non solo l’evoluzione tecnica che Rauschenberg ha reso innovativa, ma anche il suo rapporto con le immagini e i temi della società e della politica dell’epoca. Questa è la prima volta che l’intero nucleo di opere di Robert Rauschenberg proveniente dalle collezioni Luigi e Peppino Agrati, viene esposto al pubblico. Un’occasione unica per sottolineare l'importanza che il maestro americano ha attribuito alla composizione e alla grafica, elementi fondamentali del suo linguaggio artistico. La mostra vede inoltre la presenza di artisti come Yves Klein, Lucio Fontana e Piero Manzoni confrontarsi con le ricerche delle nuove generazioni che aprono gli anni Sessanta come Giulio Paolini, Robert Ryman e Richard Serra. Come in un azzeramento della superficie, il curatore propone un confronto tra i grandi maestri dell’arte contemporanea provenienti da due sponde opposte dell’Oceano, tra minimalismo e monocromia, con opere di Carl Andre, Robert Mangold, Enrico Castellani. Un momento di approfondimento del nuovo immaginario degli anni Sessanta si sviluppa con Giulio Paolini, Michelangelo Pistoletto, Jannis Kounellis, Edward Ruscha, Jasper Johns, Andy Warhol, James Rosenquist, Roy Lichtenstein e Jean-Michel Basquiat. Dopo la donazione da parte della famiglia Agrati, Intesa Sanpaolo è proprietaria e custode di una delle più importanti raccolte d’arte del secondo Novecento esistenti in Italia, la collezione Luigi e Peppino Agrati, entrata così nel patrimonio artistico della Banca. Con questa mostra prosegue la valorizzazione della collezione, dopo le mostre “Arte come rivelazione. Opere dalla collezione Luigi e Peppino Agrati” nel 2018 e “Una collezione inattesa: Viaggio nel contemporaneo tra pittura e scultura” nel 2023. La collezione Luigi e Peppino Agrati fu creata a partire dal 1968 dai due importanti industriali, eredi ed esponenti della borghesia illuminata lombarda. Dopo la morte di Peppino, il testimone è stato raccolto dal fratello Luigi che, insieme alla moglie, ha deciso di donare questo tesoro a Intesa Sanpaolo. Si tratta di lavori unici di Andy Warhol, Jean-Michel Basquiat, Robert Rauschenberg, Christo, e, accanto ad essi, di una folta schiera di artisti italiani fra i più prestigiosi, tra i quali Lucio Fontana, Piero Manzoni, Mario Schifano, Alberto Burri e Fausto Melotti. Con molti di essi, gli Agrati hanno avuto un rapporto di dialogo e di amicizia. Dall’Informale alla Pop Art, dall’Arte Povera alla Conceptual Art per arrivare al Neoespressionismo e alla Transavanguardia, la collezione attraversa e intreccia i movimenti che hanno segnato il percorso dell’arte non solo italiana ma internazionale nella seconda metà del Novecento. La collezione è il risultato di una passione profonda, di una sensibilità intellettuale e sociale rivolta ai singoli artisti e al contesto in cui operarono. La raccolta rivela la stretta relazione che intercorse tra collezionista, artista e significato dell’opera d’arte. L’esposizione sarà accompagnata da appuntamenti del palinsesto #INSIDE, gratuiti e aperti alla cittadinanza. La sede espositiva di Milano, insieme a quelle di Torino, Napoli e Vicenza, è parte del progetto museale Gallerie d’Italia di Intesa Sanpaolo, guidato da Michele Coppola, executive director Arte Cultura e Beni Storici Intesa Sanpaolo e direttore generale Gallerie d’Italia. (gci)

PORTOFINO, PROROGATA AL 29 GIUGNO "HOLLYWOOD IN RIVIERA"

A fronte del grande entusiasmo dimostrato dal pubblico e del continuo afflusso di visitatori, la mostra fotografica "Hollywood in Riviera – la cronaca delle star del cinema nelle immagini dell’Archivio Fotografico Francesco Leoni" viene ufficialmente prorogata fino al 29 giugno. Aperta al pubblico dal 22 marzo nella suggestiva cornice di Castello Brown a Portofino, l’esposizione ha già registrato oltre 25.000 ingressi in circa due mesi, portando così a più di 75.000 il numero complessivo dei visitatori, considerando anche le precedenti tappe di Genova, Camogli e Trani. Promossa dalla Fondazione Paolo e Giuliana Clerici con il patrocinio del Comune di Portofino e la collaborazione del Galata Museo del Mare e dell’Istituzione Mu.MA, la mostra continua ad affascinare per il suo racconto visivo che intreccia il fascino della Riviera ligure con il mito del cinema internazionale. "Hollywood in Riviera" propone una selezione straordinaria di fotografie d’epoca provenienti dall’Archivio Fotografico Francesco Leoni, che immortalano attori, registi e star hollywoodiane tra gli Anni ’50 e ’60 nei paesaggi suggestivi della Liguria. Il percorso espositivo, articolato in 35 pannelli fotografici di varie dimensioni, include scatti iconici di Greta Garbo a Portofino nel 1953, Marlon Brando a Genova nel 1954, Orson Welles e Paola Mori nel 1957, Totò e Franca Faldini a Santa Margherita Ligure nel 1955, Elizabeth Taylor ed Eddie Fisher a Portofino nel 1959, tra molti altri. Una sezione speciale è dedicata al film La Contessa Scalza (1954) di Joseph L. Mankiewicz, con Ava Gardner e Humphrey Bogart, simbolo dell’epoca d’oro del cinema e del legame tra la Riviera e il grande schermo. Castello Brown, con la sua posizione panoramica sulla baia di Portofino e la sua storia millenaria, si conferma la cornice ideale per accogliere un’esposizione che celebra il connubio tra arte, territorio e memoria collettiva. Il castello, da sempre luogo di cultura e incontro, valorizza ulteriormente il significato della mostra, offrendo al pubblico un’esperienza immersiva e di grande impatto visivo. (gci)

"SPIRITS AND SPACES": UN INEDITO ROGER BALLEN A COLORI

BUILDING TERZO PIANO ospiterà, dallo scorso 29 maggio al 12 luglio a Milano, "Roger Ballen. Spirits and Spaces": la prima personale di Ballen presso BUILDING che inaugura la collaborazione esclusiva tra l'artista e la galleria, che ora lo rappresenta in Italia. Dopo aver lavorato esclusivamente in bianco e nero per oltre 50 anni, la nuova mostra offre un'anteprima della prima selezione di fotografie a colori di Roger Ballen. Queste opere sono state realizzate negli ultimi sei anni e saranno presenti all’interno della sua nuova monografia, "Spirits and Spaces", che sarà pubblicata da Thames & Hudson nell'autunno del 2025. Le fotografie sono state sviluppate in collaborazione con Marguerite Rossouw, direttrice artistica dello studio di Ballen. Oltre alle immagini a colori, la mostra presenta anche una selezione di Polaroid prodotte tra 2024 e il 2025. Queste sono state trasformate utilizzando inchiostri a colori d'archivio. Attraverso questa commistione di mezzi, Ballen crea immagini che sfidano ulteriormente il confine tra realtà e finzione. L'estetica visiva di Roger Ballen è fondamentalmente psicologica ed esistenziale. Le sue fotografie, ambientate in spazi claustrofobici abitati da creature e figure oscure, sono uniche, enigmatiche e affascinanti. Come scrive Colin Rhodes in "The Theatre of Colors (Spirits and Spaces)": “I mondi creati in queste fotografie sono legati al teatro, un rapporto pienamente riconosciuto dallo stesso Ballen. La loro messa in scena - proposta sempre con inquadrature in primo piano - sostiene microdrammi avvincenti e profondi che parlano di aspetti fondamentali della condizione umana. Non si riferiscono ai grandi teatri, in cui pubblico e dramma sono empaticamente separati, ma ai piccoli e intimi spazi di repertorio (...), dove il pubblico è avvicinato e spesso coinvolto attivamente nella performance e nello svolgimento della narrazione”. (gci)

FORTE DEI MARMI (LU) OSPITA LA RETROSPETTIVA SU EUGENIO CECCONI

I suoi ritratti di cani conquistavano il pubblico. Telemaco Signorini, che di Eugenio Cecconi era amico ed estimatore, osservava: “C’è gente nei cani di Cecconi”, aggiungendo che “quando il Cecconi dipinge un cane ne fa il ritratto morale e fa capire ciò che ha già fatto e quello che sta per fare”. L’importante retrospettiva dal titolo "Eugenio Cecconi. Giornate di caccia e di colore" dedicata dallo scorso 31 maggio al 9 novembre al pittore amico dei Macchiaioli e promossa al Forte Leopoldo I dal Comune di Forte dei Marmi (LU) e dalla Società di Belle Arti, con la curatela di Elisabetta Matteucci, non è riservata però esclusivamente al fedele amico dell’uomo. Attraverso una significativa selezione di dipinti di diversi periodi e generi articolata in sette sezioni ordinate secondo un criterio tematico, essa dà conto delle maestose vedute, delle scene di vita e di caccia in Maremma e della umile, fiera quotidianità dei suoi abitanti. Cecconi amava raffigurare oltre a butteri e cacciatori soprattutto le “fiere donne” impegnate nei lavori domestici e nei campi o dedite a offrire i doni della terra come fienaiole e, più in generale, raccoglitrici, lavandaie, traghettatrici, venditrici di arance e di polli. Grazie al suo pennello ed alla profonda capacità di penetrazione psicologica, ciascuno volto è nobilitato dalle fattezze tipiche di una bellezza etrusca e animato da un’austera dignità, acquisendo così il valore di documento sociale di un’epoca. Un’empatica vicinanza dell’artista si avverte oltre che nell’esecuzione dei ritratti, nell’affrontare scene corali raffiguranti le attività legate al lento succedersi delle stagioni, come la fienagione o le pratiche venatorie. Con spirito antiretorico il pittore fissa sulla tela momenti faticosi della vita contadina e, grazie alla sua abilità pittorica, anche quando alzano al cielo i forconi carichi di enormi fasci di fieno, i contadini paiono impegnati a eseguire una sorta di coreografia bucolica. Quanto alle scene di caccia, poco hanno da spartire con quelle della pittura ufficiale inglese coeva; più che una esigenza documentaristica, in esse si palesa la partecipazione di chi, in quelle medesime situazioni ha potuto essere tra i protagonisti, restituendone tutta l’eccitazione e la vitalità di un atavico rito sociale condiviso. “In Cecconi - sottolinea la curatrice della mostra, Elisabetta Matteucci - è evidente un intimo legame con la Natura e in particolare con il genius loci, spirito generatore dello spunto creativo”. È il momento atmosferico a nutrire le prime sezioni dell’esposizione: “Luce dell’Etruria” i cui ritmi antichi di vita contadina, apprezzati in particolare nelle zone limitrofe alla tenuta di Diego Martelli a Castiglioncello o a Ceppato di Lari, dove l’artista si dedica al paesaggio assieme all’amico Francesco Gioli, vengono attentamente registrati e riversati in liriche composizioni quali Il ritorno delle fienaiole e Caccia alle folaghe. A seguire, “Maremma fatale e fatata”, terra incontaminata di forze primigenie, assiduamente frequentata dall’artista nella pratica venatoria. A riprova dell’unione tra pittura e vita, nelle sezioni “Inseguendo la preda” e “Dando la via agli stivali” la caccia emerge non solo come semplice passione privata e condivisa, ma come sorgente principale, non scevra di eco epica, della poetica sia figurativa che letteraria di Cecconi. Tra i leitmotiv pittorici più apprezzati dalla ricercata committenza, essa è variamente declinata, dalle scene più aspre che fotografano la lotta per la vita e definitiva sconfitta della preda, alle sequenze di acceso dinamismo nelle quali la muta di cani si affanna nell’impeto della ricerca e inseguimento, fino alle placide composizioni corali in cui la figura umana si fonde con lo studio paesaggistico e che della caccia sottolineano l’aspetto di forte coesione sociale, illustrando i diversi momenti di partecipazione più estesa quali i preparativi, l’attesa, il viaggio ed il ritorno. La qualità della pittura di Cecconi, nonché l’indipendenza espressiva, emergono ulteriormente nel ritratto, come si apprezza nella sezione “Le fiere donne”, vera e propria galleria di effigi dedicate a queste straordinarie “Madonne delle messi”. La maestria nella gestione delle peculiarità formali di questo genere e nella qualità mimetica raggiunge l’apice nel ritratto canino; così nel nucleo “L’amico fedele” si susseguono le istantanee degli amati compagni di vita e di caccia, colti nella tensione della punta o nella lenta e paziente attesa. La mostra intende mettere in luce aspetti di una personalità complessa: pittore, letterato, poeta e cacciatore ma “soprattutto un’anima sensitiva e operante” come lo ricordò il suo amico Guido Biagi. (gci)

"DOWN TO THE ROOTS": PRIMA PERSONALE DI PIA ORTUNO A MILANO

Dal 5 giugno al 26 luglio, Cadogan Gallery a Milano presenta "Down to the Roots", la prima personale di Pia Ortuno a Milano che segna l’inizio della collaborazione tra l’artista e la galleria londinese. Dal corpus di opere ibride presenti in mostra emerge il vero protagonista della produzione artistica di Ortuno, ovvero la ricerca e la sperimentazione tecnica. Di origini costaricane, l’artista reinterpreta materiali industriali, metalli in decomposizione e pigmenti naturali per evocare tradizioni, rituali e frammenti di memoria. Come suggerisce il titolo "Down to the Roots", la personale ospitata da Cadogan Gallery racconta di un viaggio a ritroso verso il ricordo della terra madre dell’artista, la Costa Rica. Nelle sue opere emerge una malinconia sottile: l’eco di un altrove lontano ed evanescente ma non del tutto dissolto; l’artista è scissa tra il senso di appartenenza a San José e Londra, città in cui vive e lavora. Le creazioni di Ortuno si distinguono per una spiccata matericità e dinamicità, che le rende capaci di dialogare fisicamente con lo spazio. L'artista dà vita a opere scultoree evanescenti dove la natura viene trasfigurata nel marmo tramite tecniche artigianali, nello stesso modo in cui produce i suoi dipinti. Molte di queste richiamano l’immagine del nido - luogo di transito e di metamorfosi - o evocano la forma del seme - in viaggio verso nuove terre dove attecchire, come la nostalgia e il mito. Oropendola (2025), scultura dalla forma verticale scandita da aperture ovali, prende il nome dall’omonimo uccello costaricano, noto per costruire dimore sospese e temporanee: vere e proprie architetture spontanee nate dalle esigenze dello spazio e che sembrano incarnare il fluire ininterrotto della vita. Pia Ortuno (1996, San José) vive e lavora a Londra. Ha conseguito un master in pittura presso il Royal College of Art di Londra (2022) e una laurea in Belle Arti presso l'Università della Costa Rica (2019). È stata apprendista di Jiménez Deredia a Carrara, in Italia. Ha esposto nel Regno Unito e a livello internazionale. La mostra nella sede milanese della galleria segna l’inizio della collaborazione tra l’artista e Cadogan Gallery. (gci)

NELLA FOTO. Robert Rauschenberg
(Port Arthur, Texas 1925 - Captiva Island, Florida 2008)
Trasmettitore Argento Glut (Neapolitan), 1987
assemblage di metallo e targhe automobilistiche, 249 x 320 x 32 cm
Collezione Luigi e Peppino Agrati - Intesa Sanpaolo

(© 9Colonne - citare la fonte)