di Paolo Pagliaro
Il Piemonte recluta aspiranti infermieri tappezzando le città di manifesti, sembra con successo. A Milano il Policlinico pensa di trasferire all’intelligenza artificiale mansioni amministrative oggi affidate al personale sanitario, per ottimizzare il suo impiego. Al Sant’Orsola di Bologna si punta sul telemonitoraggio e sugli algoritmi capaci di integrare i dati clinici con le indicazioni fornite dai biomarcatori. Uno degli obiettivi è ridurre di un terzo le ospedalizzazioni per scompenso cardiaco.
Per mantenere una sanità di tipo universalistico, cioè non per soli benestanti, le aziende sanitarie meglio governate stanno puntando molto sulla nuova tecnologia, incoraggiate da un’opinione pubblica più attenta e informata di come spesso la si dipinge.
- Non solo il 52% degli italiani pensa che le tecnologie che usano l’IA presentino soprattutto vantaggi, ma la maggioranza è convinta che nei prossimi 10 anni esse cambieranno in meglio – più che il lavoro e il tempo libero - la gestione della salute e la cura delle malattie.
Questi dati sono tratti da un’indagine che Demopolis ha condotto per conto di Fiaso, la federazione italiana delle aziende sanitarie e ospedaliere, che ne discuterà in un Forum a fine mese. Tra i possibili vantaggi derivanti dall’introduzione dell’Intelligenza Artificiale in sanità, vengono citate la possibilità di analizzare rapidamente grandi quantità di dati clinici, di ridurre i tempi per lo svolgimento di attività burocratiche, di migliorare l’organizzazione complessiva dei servizi, ad esempio, ottimizzando e rendendo sempre fruibili le cartelle cliniche e la storia sanitaria del paziente.
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