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TAJANI: RISCHIO ATOMICO
NON AMMETTE AMBIGUITA’

TAJANI: RISCHIO ATOMICO <BR> NON AMMETTE AMBIGUITA’

“Di fronte a una minaccia nucleare non può esservi alcuna ambiguità: l’Iran non può dotarsi di una bomba atomica, e questo è il messaggio che ho voluto trasmettere questa mattina anche al Presidente israeliano Herzog, a cui ho ribadito il diritto di Israele a garantire la propria sopravvivenza tutelandosi da un possibile attacco nucleare”. Intervenuto questa mattina in audizione presso l’Aula dei Gruppi parlamentari, il ministro degli Affari Esteri e della Cooperazione Internazionale, Antonio Tajani, ha chiarito la posizione dell’Italia rispetto alla crisi tra Israele e Iran. Tajani ha sottolineato come: “Il ministro degli Esteri Sa'ar mi aveva infatti evidenziato che la decisione di lanciare l’operazione Leone Nascente è scaturita da precise informazioni di intelligence sul programma nucleare e sul programma missilistico di Teheran, sviluppi tali da configurare una minaccia esistenziale imminente per lo Stato ebraico, per l’intera regione e per tutta la comunità internazionale”.

“Secondo l’intelligence israeliana – ha aggiunto Tajani - in meno di sei mesi l’Iran avrebbe potuto disporre di 10 bombe atomiche e di oltre 2.000 missili balistici da lanciare verso Israele. Un quadro assolutamente allarmante – ha sostenuto il ministro – confermato in maniera inequivocabile dal recente rapporto dell’Agenzia Internazionale per l’Energia Atomica, che ha denunciato la violazione da parte dell’Iran degli obblighi sul tema dell’arricchimento dell’uranio. Preoccupazioni condivise con me dallo stesso Direttore Generale dell’Agenzia delle Nazioni Unite per il nucleare, Rafael Grossi, con il quale sono in costante contatto e che ho sentito più volte anche in questi giorni, prima e dopo l’inizio dell’operazione militare israeliana”.

“ESCALATION MINACCIA ROTTE MARITTIME ITALIANE”. “Questa escalation – ha inoltre sottolineato il titolare della Farnesina - mette nuovamente a rischio la libertà di navigazione lungo una rotta marittima cruciale per l’Italia e per il commercio globale”. “Appare quindi evidente come le implicazioni di un prolungato scontro militare tra Israele e Iran sarebbero di portata estremamente rilevante: le ripercussioni si farebbero sentire non solo sul piano della sicurezza regionale, ma anche su quello economico, energetico, umanitario e migratorio. Per questo motivo, il governo italiano è in prima linea per favorire la de-escalation: ora più che mai è fondamentale non recidere il filo del dialogo”. Tajani ha ricordato inoltre: “Il governo sostiene pienamente i negoziati tra Stati Uniti e Iran per un accordo sul programma nucleare iraniano, come testimoniato dalle due tornate negoziali che abbiamo ospitato a Roma. L’obiettivo prioritario continua a essere una soluzione diplomatica della crisi, e ci auguriamo che domani possa svolgersi a Mosca la sesta riunione Iran-Stati Uniti con la mediazione omanita. Invitiamo pertanto Teheran a seguire la via della diplomazia e a essere presente domani in Oman”.

“STRETTI CONTATTI CON GLI ALLEATI, ANCHE CON OMAN”. “Il Presidente del Consiglio ha parlato ieri al telefono con il Presidente Trump, il Premier Netanyahu, i leader di Arabia Saudita, Giordania, Oman e con la Presidente della Commissione Europea Ursula von der Leyen”, ha inoltre Tajani in audizione. “Da parte mia – ha proseguito il ministro – ho parlato con il ministro degli Esteri omanita Albusaidi, con cui in questi mesi ho mantenuto uno stretto raccordo proprio nel quadro della facilitazione del dialogo tra Stati Uniti e Iran. Mi ha assicurato che continuerà a lavorare per riallacciare il dialogo, pur di fronte a enormi difficoltà, e abbiamo concordato di restare in stretto contatto”.

“IMPORTANTE LAVORARE PER LA DE-ESCALATION”. Il ministro degli Affari Esteri e della Cooperazione Internazionale ha inoltre reso noti di aver “avuto un colloquio anche con il ministro degli Esteri israeliano Sa'ar, che mi ha confermato che Israele ha preso la decisione di lanciare gli attacchi al termine di una lunga riflessione, a fronte di una minaccia imminente per la propria sicurezza nazionale. Gli ho voluto sottolineare l’importanza di lavorare, anche in questo frangente così complesso, per la de-escalation e il dialogo. Ieri ho sentito anche il ministro degli Esteri iraniano Araghchi. Il dialogo con Teheran – sottolinea Tajani – è franco e aperto: ho voluto trasmettere un forte invito alla moderazione, ho chiesto con forza di evitare reazioni sproporzionate e di lavorare seriamente per la de-escalation”.

“NESSUN ALLEATO INFORMATO PRIMA DELL’ATTACCO”. “Nelle fasi immediatamente successive all’attacco israeliano di ieri ho sentito anche i ministri degli Esteri di Francia, Germania e Regno Unito: tutti mi hanno confermato che nessuno di loro era stato informato preventivamente dell’attacco israeliano”, ha assicurato Tajani. “Ho colto la comune, fortissima preoccupazione per uno scenario temuto ma non atteso in queste ore, quando vi era ancora una flebile speranza legata al canale di dialogo tra Stati Uniti e Iran – ha affermato Tajani –. Nel concordare di restare in stretto contatto, abbiamo condiviso la volontà di lavorare insieme per impedire un’ulteriore escalation del conflitto”. Il ministro è tornato anche sul tema del cessate il fuoco a Gaza, dichiarando che: “In tutti i colloqui di queste ore ho sottolineato quanto sia urgente ripristinare il cessate il fuoco a Gaza, perché, come ho detto, le crisi in Medio Oriente sono strettamente interconnesse. Ne ho parlato ancora una volta in maniera molto ferma e chiara al Presidente Herzog e al ministro Sa'ar, che ha aggiunto che Israele è in attesa della luce verde di Hamas all’ultima proposta americana”.

“ITALIA PONTE DI DIALOGO, ORA SERVE LA DIPLOMAZIA”. Il capo della diplomazia italiana ha infine sottolineato che il nostro Paese “ha storicamente svolto un ruolo di ponte di dialogo tra le parti, convinta che anche nei momenti di massima tensione esistano margini per una soluzione politica. Siamo orgogliosi di non avere agende nascoste, ma perseguiamo con forza il nostro interesse prioritario: garantire la stabilità nel Mediterraneo e in Medio Oriente, da cui dipendono la sicurezza dei nostri partner nell’area, l’incolumità dei cittadini e delle imprese italiane in loco, i nostri approvvigionamenti energetici e le rotte commerciali attraverso cui transitano beni e merci”. Il ministro ha concluso il suo intervento affermando: “Dobbiamo evitare altre tragedie umanitarie, economie distrutte e un’insicurezza regionale ben oltre il livello di guardia. È giunto il momento di fermarsi, negoziare e lasciare che sia la diplomazia a parlare. Porteremo con fermezza questa posizione in tutti i contatti dei prossimi giorni e nei consessi internazionali, a partire dal G7 dei leader in Canada, la cui agenda è stata inevitabilmente stravolta”. (14 giu - red)

 

 

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