Unhcr. Non è la stringa di testo di chi si è addormentato sulla tastiera, ma è l’acronimo dell'Alto Commissariato delle Nazioni Unite per i Rifugiati. Il portavoce in Italia di questo strategico organismo dell’Onu, che assiste cinquanta milioni di rifugiati, è una donna, la dottoressa Laura Boldrini. “Italiano dell'anno” per “Famiglia Cristiana” nel 2009, “per il costante impegno, svolto con umanità ed equilibrio, a favore di migranti, rifugiati e richiedenti asilo”. Ma chi è e come nasce una figura del genere, può aiutare a capirlo un’intervista che il “Sole24Ore” ha fatto qualche mese fa, all’italiano dell’anno, anzi di due anni fa. Intanto ci vuole un curriculum “atipico”, come indica il titolo del quotidiano economico, raccontando infatti che il percorso di Laura Boldrini inizia dopo la maturità, in un’azienda di riso in Venezuela. Ossia molto lontano dalle poltrone diplomatiche. Dal riso ad un altro riconoscimento, quello nel 2004, l’anno del Premio Elsa Morante “alla figura femminile internazionale”, il passo sembra breve a leggerlo qui ed ora, ma è interessante vedere come lei stessa spiega il percorso. Raccontando del Venezuela, dice: “Appena potevo mi piaceva molto andare a vedere le grandi coltivazioni di riso dove i campesinos lavoravano tutto il giorno, senza tutele, dormendo sul posto dentro alle baracche. Rimasi molto colpita da questo stile di vita ripetitivo e privo di orizzonti”. E dunque ecco l’occasione che fa la donna portavoce. È inizialmente un’appassionata del viaggio come esperienza in sé: “Col viaggio in America centrale era nata una passione. Per me, cresciuta in provincia, si erano aperti nuovi orizzonti e durante l'università cercavo di viaggiare il più possibile: Sud Est asiatico, India. Dopo l’università ho iniziato a lavorare in Rai, per la tv e per la radio”. La fase nei media è tutt’altro che ripudiata, in seguito. La Boldrini del resto, ad una domanda sulle competenze necessarie per diventare “una come lei”, risponde che per prima cosa occorre conoscere le lingue, e per seconda cosa conoscere i meccanismi dell'informazione da dentro. E poi una motivazione forte, e “credere che si può dare un contributo anche se non si può rivoluzionare il mondo”. Donne si è anche ad un colloquio di lavoro, come quello che fece, dopo essere stata alla Fao, con il “Programma Alimentare Mondiale”, e lo sostenne col pancione. La figlia ora ha sedici anni. Con una mamma così è sicuro che non starà chiusa in una stanza filtrata da un Pc, come ci fanno intendere queste parole: “Mi piace andare a fare dei viaggi, anche a prescindere dal lavoro, con mia figlia e vedere le sue reazioni davanti a nuove realtà. Fare con lei questo percorso di conoscenza e dedicarmi a lei mi riempie di soddisfazione”. Come quella di chi potrà veder seduta su un’altra poltrona - che richieda umanità, curiosità, e conoscenza - un’altra donna, specie se allevata da Laura Boldrini.
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