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Giuseppe Ungaretti, la poesia sentimento del tempo andato

Giuseppe Ungaretti, la poesia sentimento del tempo andato

Allegria di naufragi, oltre ad essere un perfido ossimoro valido per il crepuscolo dei professori di governo, a cui assistiamo in questi umidi giorni di dicembre, è anche e sopra ogni cosa una delle raccolte poetiche di Giuseppe Ungaretti, il poeta italiano più francese che abbiamo avuto. Anzi più nordafricano, perché prima di passare anni a Parigi: "Questa è la Senna / e in quel suo torbido / mi sono rimescolato / e mi sono conosciuto", era venuto al mondo ad Alessandria d’Egitto,"sono nato ai limiti del deserto e il deserto è il primo stimolo della mia poesia. E' lo stimolo d'origine". L’Italia in certo senso nella sua esistenza era stata una zona di passaggio. Ungaretti passava il suo tempo con Apollinaire, Breton, Aragon, Rivière, Paulhan, Desnos, conversava con Picasso, Braque, Delaunay, Modigliani, Soffici. E’ tutto finito, la cultura italiana è sprofondata nel più fangoso provincialismo, l’ultimo latinismo in auge è il “porcellum”. Chi ha assassinato gli Ungaretti? Ci vorrebbe un processo di coscienza collettiva per capirlo. Un processo che nessuno sembra proporre. Intanto nell’analfabetismo poetico di ritorno che ammorba la nazione, ricordiamo la celebre scena in cui Pier Paolo Pasolini nei suoi Comizi d’Amore rivolge ad un Ungaretti seduto su una sdraio, la seguente domanda: “Ungaretti, secondo lei esiste la normalità e la anormalità sessuale?”. Parlava lento lento, ripetendo le parole come per avvitarle meglio nel loro significato e le sue risposte scavavano dubbi: “Eh... senta, ogni uomo è fatto in un modo diverso... dico nella sua struttura fisica è fatto in un modo diverso, fatto anche in un modo diverso nella sua combinazione spirituale, no... quindi tutti gli uomini sono a loro modo anormali, tutti gli uomini sono in un certo senso in contrasto con la natura, e questo sino dal primo momento... sino dal primo momento: l'atto di civiltà, che è un atto di prepotenza umana sulla natura, è un atto contro natura”. Quindi Pasolini si fa più ficcante: “Sono molto indiscreto se le chiedo di dirmi qualcosa a proposito di norma, di trasgressioni della norma, sulla sua esperienza intima, personale?”. Ed Ungaretti: “Beh... io personalmente, che cosa vuole, io personalmente sono un uomo, sono un poeta... quindi incomincio con trasgredire tutte le leggi facendo della poesia... Ora sono vecchio e allora non rispetto più che le leggi della vecchiaia, che purtroppo sono le leggi della morte”. Due anni prima di morire si rese celebre per alcune letture in televisive dei versi dell’Odissea. Morì a Milano, nel giugno del 1970, ma le esequie furono celebrate a Roma, pubblicamente. Aveva viaggiato molto, aveva gridato: “soffoco” alla morte di suo figlio, aveva scritto parole di fuoco; poteva andarsi a cercare serenamente il suo porto sepolto.

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